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Crisi finanziaria, Paul Krugman ‘La fine dell’euro in 4 mosse’

Creato il 14 maggio 2012 da Candidonews @Candidonews

Crisi finanziaria, Paul Krugman ‘La fine dell’euro in 4 mosse’

Borse in picchiata, lo spread che si impenna. In sintesi i dati economici di oggi. La disfatta di Merkel alle regionali e l’aggravarsi della crisi politica in Grecia hanno affossato i mercati e dato fiato agli speculatori.

Ieri si è conclusa la lunga settimana che ha cambiato volto all’Europa. La sconfitta dei Conservatori in Gran Bretagna, la vittoria dei Socialdemocratici in due Land della Germania, l’affermazione della Sinistra Radicale in Grecia e l’elezione del Socialista Francois Hollande in Francia hanno chiaramente fatto capire agli EuroBurocrati che la politica del rigore non è accettata dai cittadini del vecchio continente e che bisogna ripensare alla politica economica europea introducendo maggiore flessibilità nei conti pubblici favorendo interventi per la tutela sociale e lo sviluppo.

Merkel non ci sta e rilancia il ‘fiscal compat’ (il pareggio di bilancio). Muoia Sansone con tutti i filistei, la Cancelliera non cambierà opinione e tirerà dritto sino alle estreme conseguenze.

Se la Grecia andrà alle elezioni probabilmente la Sinistra Radicale vincerà, prenderà il premio di maggioranza e formerà un governo di Sinistra con le altre forze in Parlamento. Tale esecutivo non ratificherà gli impegni presi dal Governo tecnico e quindi il Paese non riceverà gli aiuti promessi da BCE, Europa e FMI. Cosa accadrà quindi? I Greci saranno costretti ad uscire dall’Euro? E quali conseguenze avrà questo sulle altre economie periferiche? Si parla anche di una immimente esplosione della Crisi spagnola, aggravata dalla bolla immobiliare. Una eventuale precipitazione della situazione per la Spagna potrebbe coinvolgere anche il nostro Paese e cosi l’Italia, che tanto ha fatto negli ultimi mesi per ‘salvarsi’, che ha attuato politiche ‘lacrime e sangue’ nel nome dell’Europa, potrebbe vedere vanificato ogni sforzo ritrovandosi in piena emergenza.

La tempesta perfetta a cui ha accennato Standard & Poor’s qualche giorno fa è davvero alle porte? Il Post riporta un intervento di Paul Krugman, economista americano, che spiega in pochi semplicissimi passaggi perché siamo spacciati, e cosa dovremmo fare prima che sia troppo tardi

Primo punto.

1. La Grecia esce dall’euro, probabilmente già il mese prossimo.

Krugman allude alla possibilità, ormai quasi certa, che in Grecia si vada a nuove elezioni il mese prossimo, e che le forze che si oppongono alle misure di austerità e alle istituzioni europee conquistino ancora più seggi di prima: stando ai sondaggi, se si votasse adesso l’estrema sinistra di SYRIZA sarebbe il primo partito greco. Il parlamento frutto del nuovo voto avrebbe probabilmente una maggioranza di forze intenzionate a rinegoziare gli accordi con l’Europa o direttamente uscire dall’euro (o dall’Unione Europea tout court). Secondo punto.

2. Prelevamenti di massa nelle banche spagnole e italiane, correntisti che cercano di trasferire i loro soldi in Germania.

Il caos generato da una decisione del genere avrebbe ripercussioni oltre i confini della Grecia. Molti cittadini, nel timore di perdere il loro denaro depositato in banca, cercherebbero di prelevarlo in contanti o trasferirlo, sottoponendo istituti di credito già in crisi di liquidità a sforzi pesantissimi, forse insopportabili. E creando anche tensioni sociali non indifferenti, file davanti agli sportelli, nervosismo e violenze. Uno scenario terrificante, e per questo Krugman ipotizza due rimedi. Terzo punto.

3a. Forse verrebbero introdotti dei controlli e dei limiti ai trasferimenti di denaro all’estero e ai prelievi di contanti.

Funzionerebbe per tenere in piedi le banche, non molto per rendere sostenibile le tensioni che sorgerebbero quando un correntista si rendesse conto di non poter fare quel che vuole dei suoi soldi. Per questo Krugman individua un secondo possibile intervento.

3b. In alternativa, oppure contemporaneamente, la Banca Centrale Europea inizierebbe a fare grossi prestiti alle banche per evitare il loro collasso.

Non è una cosa così diversa da quanto accaduto nei mesi scorsi, ma stavolta il principale obiettivo sarebbe evitare il fallimento delle banche – e quel che ne conseguirebbe – e non finanziare il debito dei paesi europei a tassi sopportabili. Da quel momento in poi, comunque, le cose che potrebbero succedere sono due. Quarto punto.

4a. La Germania ha una scelta. Accettare che Italia e Spagna ricevano grandi quantità di denaro in prestito dalla BCE. Cambiare drasticamente approccio: per dare a questi paesi una speranza, soprattutto alla Spagna, è necessario garantire loro la possibilità di finanziarsi con bassi tassi di interesse e avere un tasso di inflazione più alto per aggiustare i prezzi. Oppure…

Krugman fa riferimento a quello che ripete da tempo: secondo l’economista statunitense, e moltissimi altri, la Banca Centrale Europea deve cominciare a comportarsi direttamente e senza limiti da “prestatrice di ultima istanza”, stampando denaro e prestandolo agli Stati anche a costo di far salire l’inflazione, pur di sottrarli ai tassi di interesse crescenti e permettere loro di finanziare misure per la crescita nonostante il debito. Eravamo rimasti a “oppure”, però.

4b. Fine dell’euro. E parliamo di mesi, non anni.

 


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