Crisi, politica e calcio

Creato il 17 agosto 2011 da Marcopertutti
La Serie A minaccia lo sciopero? Il mondo politico e le sue istituzioni minacciano nuove tasse per i "calciatori viziati"? Un rappresentante SCAIP (Società Calciatori Anonimi contro Il Potere) ha deciso di dirci la sua, ovviamente senza rivelarci la sua identità ed usando lo pseudonimo di Javi Poves.

La politica non c'entra con il calcio

«Non si può vivere e giocare in condizioni così difficili dal punto di vista della tragica congiuntura sociale ed economica, e poi la situazione politica è veramente troppo tesa», adduce Javi.«L'articolo 40 della Costituzione è applicabile a tutte le categorie di lavoratori e dedicarsi al calcio è un lavoro. Il problema reale è la politica e la sua attitudine da tre effe borboniche (Festa, Farina e Forca) rispetto al mondo del calcio: il fatto è che apportiamo Festa al popolo italiano, Farina nel sacco di tante persone (non bisogna negare che qualcuno la dovrà pur pagare) e, quando le cose vanno male, siamo l'ovvio bersaglio di tutti quelli che vogliono vedere appesi ad una Forca le persone che hanno avuto più privilegi nella vita, semplicemente a causa delle loro capacità atletiche».«Vincolare l'ormai tristemente famoso contributo di solidarietà (nell'ennesima dimostrazione di retorica populista di cui è capace la politica italiana) ad un'immagine distorta dei calciatori non servirà a fare chiarezza sulla crisi, anche perché se si decidesse veramente per lo sciopero della Serie A le conseguenze per la politica in Italia potrebbero essere nefaste, letali. Non è una minaccia, è la realtà: la maggioranza degli italiani è composta da tanti piccoli Jack Torrance, pronti ad esplodere se si dovesse fare a meno del calcio».«I calciatori sono stufi, ad esempio, di essere identificati con la destra o con la sinistra a seconda della zona del campo in cui giocano: stiamo pensando ad uno sciopero dei terzini e delle ali (anche se ne restano poche di queste ultime) per far sì che il gioco di tutte le squadre di Serie A passi per il centro, anche perché tutti sanno che alla fine in Italia tutti diventano di centro: sarà il nostro sciopero bianco», conclude Javi.

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