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CRISI STRUTTURALE DEL TPL E DIRITTO DI SCIOPERO - Non è solo la retribuzione di luglio ad essere in pericolo

Creato il 26 luglio 2011 da Ciro_pastore
CRISI STRUTTURALE DEL TPL E DIRITTO DI SCIOPERO - Non è solo la retribuzione di luglio ad essere in pericoloOvviamente, la notizia del ritardo (?) nella corresponsione degli stipendi è di quelle che gettano lo scompiglio. Non è la prima volta, non sarà l’ultima temo. Una settimana di slittamento per alcuni di noi (me compreso) è un tempo lungo a cui far fronte, ma con qualche artificio sulla contabilità familiare si può tamponare l’emergenza. Il vero problema è che la “momentanea carenza di liquidità”, così recita il laconico Comunicato Aziendale, è solo la spia di una ben più grave situazione. Come più volte ho sottolineato su queste pagine, non si tratta di momentanea carenza di liquidità ma di una crisi strutturale, destinata a mostrare, di qui a poco, il suo volto più crudele. Certo, nei prossimi giorni si provvederà a somministrare una benefica boccata d’ossigeno, che nessuno di noi disdegnerà, per carità. Ma vivere attaccati al respiratore artificiale in uno stato pre comatoso, forse consentirà a voi tutti di fare le meritate vacanze estive, ma sicuramente non saranno vissute con la solita spensieratezza. Sapere che al ritorno i problemi non saranno risolti, ma forse aggravati, costituirà un peso, per ora soltanto psicologico, difficile da metabolizzare.
Molti di voi ( http://circumvesuvianando.splinder.com/post/25251887/in-ritardo-di-una-settimana-il-pagamento-degli-stipendi-di-luglio-in-circum/comment/65060828#cid-65060828 )si stanno chiedendo in queste ore cosa si può fare, che azioni intraprendere, in che modo provare a prendere il controllo di un processo che pare sfuggito di mano a tutti. Prima di parlare di cure, però, ritengo sia utile fare un’analisi accurata delle cause. Si sa come vanno queste cose: il meccanismo è stato innescato anni fa, anche se solo ora se ne vedono gli effetti perversi. Per anni, abbiamo vissuto allegramente il tempo delle vacche grasse. Il tempo in cui i Dirigenti storici (ing, Paci su tutti) potevano fare la voce grossa nella ripartizione delle risorse destinate alla Gestioni Governative e ripianare, così, a piè di lista qualsiasi perdita di bilancio. In quel clima è stata allevata la nidiata di quelli che oggi hanno le redini del comando. Essere stati educati al tempo dell’opulenza, mette molti di essi nell’impossibilità di gestire l’epoca delle risorse scarse e poco regolari. Il passaggio alla proprietà regionale imponeva un cambio di cultura manageriale, non necessariamente del management, che non è avvenuto, come i fatti di questi ultimi anni dimostrano ineluttabilmente. Le risorse disponibili concretamente sono andate via via diminuendo, ed il trend è paurosamente in quella direzione. In realtà aziendali in cui il peso dei costi del personale è pari al 75% e la mobilità in uscita minima diventa difficile per chiunque far quadrare i bilanci. Ecco perché la crisi è strutturale. Non il frutto di una passeggera indisponibilità finanziaria. Dagli anni prossimi, peraltro, la situazione si aggraverà perché le risorse diminuiranno. L’esodo incentivato è un palliativo che cederà forse i suoi flebili effetti fra due anni, visto che nel prossimo anno si dovranno pagare gli incentivi promessi oggi. Nella drammatica situazione attuale, poi, assistiamo al paradosso di un proliferare di prestazioni straordinarie e non solo per il personale che copre turni vacanti. Non si capisce perché, o meglio se ne intuiscono le ragioni, anche in uffici in cui non esiste carenza di organico, venga distribuito, a pioggia e costantemente, un monte ore straordinario che potrebbe essere recuperato senza colpo ferire. Magari qualche dama ingioiellata dovrà fare a meno di qualche sfizio di vanità, ma mi pare un sacrificio sopportabilissimo. Dare oro alla patria è da sempre l’ultima risorsa delle nazioni in difficoltà.
D’altro canto, anche il sindacato si è progressivamente appiattito sulle posizioni della politica, perdendo definitivamente il suo ruolo di contro altare, finendo per ridursi in molti casi a mera succursale dei partiti egemoni. I sindacati sono una conquista dell'operaismo fine ottocento e per tutto il novecento hanno svolto un ruolo fondamentale nella società, non solo nel mondo del lavoro. Nei primi anni '90 (dello scorso secolo), sulla spinta dei movimenti di base e di categoria, i sindacati - allora confederati - pensarono bene di concordare, con i governi dell'epoca conniventi, una rigida regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici, trasporti compreso. Un sistema surrettizio per "far fuori" i sindacati autonomi che proprio dello strumento sciopero selvaggio si erano serviti per acquisire sempre più seguito e potere contrattuale. Ma come sempre, alla lunga le furbate non pagano...
Oggi è proprio la Triplice - non più confederata -  a mordere il freno, ben capendo che è del tutto inutile chiedere il sacrificio dello sciopero a queste condizioni. Dall'altro lato esiste una controparte datoriale - sempre più pura espressione politica -  che allegramente è inadempiente da anni e che risponde del suo operato solo ai Governi in carica. Una seria regolamentazione avrebbe dovuto prevedere un perfetto equilibrio tra la responsabilità delle parti: se tu datore di lavoro non rinnovi il contratto entro un tempo congruo, io lavoratore posso tornare a scioperare senza regolamentazione alcuna. Solo una regolamentazione siffatta rende le parti realmente contrattuali; altrimenti, ai lavoratori del TPL non resta che attaccarsi... al tram.
Inutile aggiungere, peraltro, che il sistema cooptativo, in uso da poco nei partiti con le liste bloccate, è invece la regola consolidata da decenni nei sindacati. La farsa delle elezioni RSU ne è una prova lampante ed inconfutabile. La sovrapposizione ed il travaso continuo fra sindacati e partiti ne è poi la conseguenza inevitabile. Ed è questa sovrapposizione che determina lo scollamento fra lavoratori e sindacato che produce, a sua volta, un clima perverso da "si salvi chi può" misto al "tirare a campare". Un mix esplosivo che consegna la reazione da una parte ad atti puramente simbolici o ad azioni ai limiti della legalità, dall'altra.
La soluzione? Non ho ricette magiche, ma credo che possa essere utile ripartire da un sano movimento di lotta dal basso che non delegittimi l'istituzione sindacato ma che contrasti fortemente ogni tentativo di servilismo nei confronti della politica. Si libererebbero così energie, finora represse, e contribuirebbero a restituire ad ogni parte sociale il ruolo distinto e distinguibile che spetta loro.
Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli  
http://lantipaticissimo.blogspot.com/2011/07/capitolo-vii-uno-sguardo-da-entomologo.html
http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/2011/07/lamore-al-tempo-delle-chat-line-grandi.html

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