di Gaetano Vallini Negli anni Venti del secolo scorso in Messico una tragica pagina di storia si consuma nell’indifferenza del mondo: la guerra dei Cristeros, l’insurrezione dei cattolici contro il governo laicista e massonico di Plutarco Elías Calles che aveva varato leggi ferocemente antireligiose. Una vicenda drammatica, richiamata in ben tre encicliche da Pio XI, testimonianza di quanto un popolo intero sia disposto a pagare per la sua libertà, che ora si tenta di far riemerge dall’oblio del passato grazie a un film del 2012 diretto da Dean Wright, Cristiada, che dopo una grande attesa è arrivato anche in Italia grazie all’intraprendenza di una piccola casa di distribuzione, la Dominus Production. Purtroppo, però, nonostante l'impegno, solo in pochi potranno vederlo in sala in questi giorni, a causa delle polemiche e delle accuse di ideologizzazione che lo hanno preceduto, come accaduto anche negli Stati Uniti, dove pure era stato accolto con un certo favore anche dalla critica liberal. I più dovranno dunque attendere il dvd o azzardare una ricerca sul web.
La decisione di Calles, per la verità poco lungimirante, era animata da un profondo odio verso i cattolici i quali, tutt’altro che retrogradi, reazionari e oscurantisti, come invece a lungo dipinti, erano in realtà protagonisti di un laicato vivace, aperto, capace di elaborare ambiziosi programmi sociali, sul modello associativo ed economico tedesco scaturito dalla Rerum novarum. Era questa grande influenza sulla vita sociale che infastidiva il potere e che aveva già portato a dissidi con la Chiesa negli anni precedenti. Sindacati, leghe, patronati, associazioni, cooperative contavano milioni di iscritti, e ciò non poteva non contrastare con gli interessi dei sindacati e dei gruppi di potere della sinistra, i cui leader erano tra i sostenitori della “ley Calles”, che di fatto cancellò la libertà religiosa nel Paese, comportando l’espulsione di sacerdoti e suore, l’illegalità di ogni tipo di rito e la confisca dei beni ecclesiastici.
I vescovi appoggiarono la protesta ma non la ribellione armata, così come furono pochi i sacerdoti che seguirono i Cristeros nella guerriglia. Tra questi José Rejes Vega, che assunse la carica di generale. Ma l’appoggio al popolo e ai combattenti da parte del clero rimasto non mancò mai, anche se alla fine le violenze e i soprusi inflitti dai governativi alla popolazione e l’alto numero di vittime degli scontri armati furono tali da indurre la Chiesa a trattare, per evitare ulteriori sofferenze. Al termine del conflitto si contarono quasi novantamila morti. L’attenzione del film si concentra sulla figura del generale Enrique Gorostieta Velarde (Andy Garcia), uomo d’armi in pensione che assiste con apparente indifferenza, nonostante le preoccupazioni della moglie cattolica, Tulita (Eva Longoria), allo sprofondare del Paese in una sanguinosa guerra civile. La persecuzione contro i suoi compatrioti indurrà tuttavia Gorostieta, ateo dichiarato ma convinto assertore del valore etico della libertà di pensiero e d’azione, ad abbracciare la causa dei Cristeros e a diventarne leader militare. Il generale riuscirà a trasformare una banda di ribelli, peraltro formata non solo da contadini ma anche da intellettuali, proprietari terrieri e una parte di ceto medio in una forza militare organizzata che arriverà a contare cinquantamila uomini, portandola ad affrontare e vincere sfide impossibili contro l’esercito di un governo spietato.
Tuttavia Cristiada è un film che andrebbe visto, non perché sia un capolavoro, ma perché ha il merito di ripropone una pagina di storia importante eppure dimenticata, ma anche quello di rilanciare, in un momento storico in cui i cristiani sono vittime di violenze e soprusi in Medio oriente, alcune questioni impegnative, ovvero qual è il prezzo che si è disposti a pagare per difendere la libertà di culto, un diritto certamente fondamentale e non secondario, e qual è il limite fino a cui ci si può spingere per preservarla e, soprattutto, per difendersi quando a causa della propria fede si è oggetto di persecuzioni violente.