Infatti un luogo comune vuole che le persone religiose siano più caritatevoli rispetto a chi è lontano dalla religione ma uno studio del professor Deepak Malhotra della Harvard Business School pubblicato sul giornale della Society for Judgment and Decision Making smonta questa credenza. Come sintetizzato sul Time il professor Malhotra mette in evidenza che il comportamento a favore della collettività delle persone religiose «non è dovuto alla religiosità in sé, ma piuttosto alla rilevanza della religione e delle norme religiose». Per questo motivo le persone religiose sono più caritatevoli di quelle non religiose «solo nei giorni in cui visitano il loro luogo di culto mentre in altri giorni della settimana, la religiosità non ha alcun effetto». L’unica soluzione per sfruttare l’effetto della religione è quello di andare a messa ogni giorno sperando che poi non ci sia un effetto di assuefazione. Un altro studio realizzato dal professor David E. Campbell aveva già messo in luce come la presunta generosità delle persone religiose fosse legata alle relazioni sociali e non alla fede.
Che la religione non abbia particolari effetti sulla generosità viene confermata da un’altra ricerca realizzata dalla sociologa Linda Woodhead della Lancaster University di cui ha dato notizia il quotidiano britannico Guardian. Secondo un sondaggio la maggior parte dei cristiani britannici (principalmente membri della Chiesa d’Inghilterra) credono che gli investimenti per il welfare debbano essere ridotti a tutto svantaggio delle persone più povere: un punto di vista che contrappone cattolici ed anglicani alle loro stesse gerarchie che invece hanno protestato per i tagli decisi dal governo Cameron. Ad essere a favore di minori aiuti verso i più poveri è addirittura il 90 per cento dei cristiani interpellati: una percentuale leggermente superiore all’opinione pubblica generale (87 per cento).
Questi studi smentiscono che una società sempre più secolarizzata debba per forza essere una società meno generosa.
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