Cristiano senza Dio

Da Gabriele Damiani
Da qualche settimana, tutte le volte che ci si sente al telefono, un mio zio – abitiamo a duecento chilometri l’uno dall’altro e non abbiamo altra possibilità di parlarci se non telefonando – mi suggerisce con la massima serietà di farmi prete.L’idea gli è venuta perché, su un periodico cattolico, ha letto di un uomo, nato nel 1955, ordinato sacerdote in una diocesi dell’alta Italia.«Tu sei del ’56, hai una buona cultura, non ti sarà difficile sostenere gli studi necessari, e dunque...», mi sprona.La sua è però una proposta inaccettabile. Non accettabile da me, almeno. E per un motivo elementare. Non sono credente.«Ma sarebbe una frode», gli rispondo. «Come potrei esercitare il sacerdozio, con quale faccia potrei rivolgermi ai fedeli, se sono ateo?».«Sì, ma tu hai molto da dare agli altri», obietta lui. «E poi, studiando teologia, la fede ti verrà».Un altro, al posto mio, si metterebbe a ridere. Io invece provo orgoglio. Orgoglio e riconoscenza nei riguardi di mio zio per la stima mostrata verso di me. Stima che, in tutta sincerità, non credo proprio di meritare.Le ragioni del mio ateismo sono molteplici e se volessi elencarle con puntiglio vi ucciderei di noia. La mia malvagità non arriva a tanto. Preferisco riassumere l’intera questione affermando che la penso come Ludwig Feuerbach. Non è stato Dio a creare l’uomo ma è stato l’uomo a creare Dio.Ciò nonostante, il rispetto e la considerazione che nutro per il cristianesimo sono alti. Non sono sordo agli insegnamenti di Gesù. Anzi, cerco di seguirli. Aspiro anch’io a essere un cristiano. A comportarmi da buon cristiano, se possibile. L’unica cosa che mi divide dal credente sta nel fatto che io considero Cristo uomo ma non figlio di Dio, mentre il credente ne riconosce la natura divina. Non mi manca inoltre la consapevolezza che la vita, senza Dio, perde ogni significato. Rimane solo il nulla che finirà nel nulla.So però che esiste anche un ateismo comico, professato dalle macchiette. Tanti anni fa una defunta astronoma dichiarò in televisione di aver a lungo cercato Dio tra le stelle con il suo telescopio ma di non averlo trovato. Ne deduceva che non esistesse. La scienziata aveva l’aspetto di una vecchia megera, occhi allucinati, nonché lunghi capelli grigiastri da elemosinante di fine Ottocento, e non era nemmeno all’altezza di esprimersi in italiano. Parlava uno squallido e rozzo dialetto, dando così prova d’essere salita in cattedra per puri meriti di partito.Sghignazzai a non finire.Se la minorata psichica or ora citata avesse letto ‘‘Anna Karenina’’ di Leone Tolstoj avrebbe appreso che quello religioso è un sentimento, una folgorazione dell’anima, e non il risultato di un esperimento. Nessuno sarà mai in grado di provare con metodi scientifici l’esistenza o l’inesistenza di un’entità divina. Sarà tutt’al più possibile ricorrere ad argomentazioni logiche, ma di tipo metafisico, non scientifico in senso popperiano.Sono sicuramente un cristiano senza Dio, non discuto né me ne compiaccio. Ma meglio essere senza Dio che senza cervello. Chi non ha cervello merita solo una pernacchia.A ciascuno il suo.

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