De Stefano, lo scorso ottobre, ha pubblicato Oriana una donna (Rizzoli), un libro che racconta la vita della Fallaci, basandosi sulle carte messe a disposizione dalla famiglia e su decine di interviste con le persone cha hanno avuto la fortuna di conoscerla.
Un libro appassionante, che si legge come un romanzo e che rivela lati inediti e sorprendenti della personalità di Oriana Fallaci. Una biografia non facile da scrivere per la complessità del personaggio e per la sua movimentata esistenza, ma che Cristina De Stefano, già autrice di Americane avventurose e Belinda e il mostro – vita segreta di Cristina Campo (entrambi pubblicati da Adelphi) ha saputo rendere godibile per qualsiasi tipo di lettore.
a Milano, in occasione della presentazione del libro a BookCity 2013 ho incontrato Cristina De Stefano, che oltre a scrivere biografie è anche giornalista e scout letteraria, per farmi spiegare come è avvenuta la sua immersione nella vita di una delle donne italiane più amate e odiate di tutti i tempi. Ecco che cosa mi ha raccontato.
Come nasce Oriana una donna?
Questa biografia è un desiderio che mi è venuto incontro. Io sono nata negli anni sessanta, sono cresciuta quando Oriana era una star globale, ho pensato di fare la giornalista perché leggevo le sue interviste anche se poi non sono andata in Medioriente, come pensavo, perché la vita mi ha portato altrove. Quando nel 2006 ho letto la notizia che Oriana era morta mi sono comprata un libro fotografico con i suoi ritratti, mi piaceva questo suo viso così espressivo e mi dicevo sarebbe stato un sogno raccontare la sua vita. Avevo già scritto due biografie, mi piace molto raccontare le vite dei grandi personaggi, ma di questo desiderio non parlai nemmeno come la mia agente, pensavo fosse impossibile, immaginavo che il materiale fosse presidiato da familiari, colleghi, insomma inaccessibile. Due anni più tardi la casa editrice Rizzoli mi ha fatto contattare su richiesta del nipote per scrivere la biografia di Oriana. Quando l’ho saputo quasi sono caduta dalla sedia… Era la prima volta che gli eredi mettevano a disposizione le carte che la scrittrice conservava nella sua casa di New York.
Quanto tempo hai impiegato per finire la biografia?
La presentazione di “Oriana, una donna” a Milano BookCity lo scorso novembre
Ho lavorato per tre anni ma con la collaborazione di altre due ricercatrici, una in Italia e l’altra negli Stati Uniti. Loro si sono occupate soprattutto di incontrare le persone e io mi sono concentrata sulle carte di Oriana, che sono veramente tantissime. Senza aiuto ci avrei messo molti più anni. La scrittura in sé è stata abbastanza veloce, quello che è stato lento è “impregnarsi” del personaggio.
Documentandoti per scrivere la biografia c’è qualcosa che ti ha più sorpreso della vita di Oriana Fallaci? Qualcosa che non ti saresti mai aspettata?
Sì, questo suo lato privato così romantico, passionale, tenero. Quando leggevo per la prima volta le sue lettere d’amore mi tremavano le mani, prima di tutto perché sapendo quanto lei era riservata sentivo su di me una responsabilità importante e poi perché non me lo aspettavo. Io, di Oriana, avevo una visione un po’ stereotipata, quella che in fondo abbiamo tutti: donna tutta d’un pezzo, cattivo carattere, forte sentire e grande determinazione. Scoprire la sua personalità sfaccettata, il suo cuore tenero, forse patologicamente tenero – perché aveva una paura pazzesca di essere ferita – è stata la sorpresa più grande.
Se lei leggesse ora la tua biografia cosa direbbe?
Mi farebbe a pezzi, penso che mi manderebbe un killer… (ride).
Il fatto stesso di aver scritto la sua biografia. Lei avrebbe detto: “Solo io posso scrivere della mia vita”. Però io penso che la biografia sia una cosa diversa dall’autobiografia. È uno sguardo dall’esterno. Di certo lei non avrebbe approvato l’operazione, però credo che quando si è un personaggio noto di questo calibro una biografia ci debba essere e ho preferito essere io a scriverla piuttosto che un biografo più ostile. Credo che l’angoscia per questa sua disapprovazione abbia abitato a lungo in me, tanto che per diverso tempo ho fatto sempre le stesso incubo: Oriana, che sapeva essere anche molto volgare, mi strillava contro ogni tipo di improperio e mi dava un suo diario. Un diario che nella realtà non esiste. Ogni volta che mi avvicinavo le pagine scolorivano e non potevo leggerle. Mi svegliavo agitatissima, tanto che mio marito doveva tranquillizzarmi.
Non hai mai pensato di rinunciare, visto l’angoscia che ti procurava?
Sì, almeno in un paio di occasioni. Però, una notte, ho fatto un bellissimo sogno, che mi ha dato serenità. Io non sono una che ricorda, né ama raccontare i sogni, ma questo è stato molto significativo: Oriana era anziana, io la prendevo in braccio e le dicevo “se la smetti di gridarmi addosso ti prometto che mi prenderò cura di te”. Quell’estate ho cominciato a scrivere e il libro è uscito tutto d’un fiato. Quel sogno è come se avesse sbloccato il mio inconscio permettendomi di scrivere.
Tra tutti i libri di Oriana quel è il tuo preferito?
Niente è così sia, quello sul Vietnam è tra i miei preferiti perché è filosofico, ma mi è piaciuto molto anche Se il sole muore, quello sugli astronauti.
Dopo questa biografia c’è una lezione che hai imparato da Oriana Fallaci?
Sì, ogni tanto faccio ancora qualche intervista per Elle, la rivista per cui scrivo da Parigi, dove vivo, e credo di essere diventata più sfrontata e originale nel modo di pormi davanti all’intervistato, perché lei questo ti insegna; aveva una faccia tosta incredibile, Oriana parlava col lettore, era libera, non aveva niente di paludato. Dopo aver letto e riletto le sue interviste mi sono sentita autorizzata a osare un po’ di più, ad avere un approccio più personale, a trovare il coraggio di apparire agli occhi del lettore.
Da dove nasce questa tua passione per le biografie?
Io ho “divorato” biografie fin da ragazzina e ancora oggi ne leggo di ogni tipo, di personaggi anche stranissimi. Trovo che leggere una biografia sia un’esperienza che ti permette di fare esperienze che non avresti mai fatto, ti permette una “vita moltiplicata”.
Perché hai scritto solo biografie di donne fino ad ora?
Forse perché quando lavori a una biografia sei “posseduta” dal personaggio e io sono un po’ timida, mi sento più autorizzata ad entrare in un personaggio femminile, ma non è detto che in futuro non provi a scrivere di un uomo.
Per il prossimo libro hai già in mente un nuovo personaggio?
Ho in mente tante donne meravigliose di cui vorrei scrivere, ma per il momento ho bisogno di riposare perché la biografia di Oriana è stata una vera guerra.
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