Criteri e test d’ammissione nelle università d’Europa

Creato il 10 aprile 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
apr 10, 2014    Scritto da Gabriele Ciuffreda    Attualità, Europa 0

Criteri e test d’ammissione nelle università d’Europa

Più di 64 mila ragazzi lottano per 10.331 posti nelle facoltà di Medicina di tutte le università d’Italia. Un ragazzo su sei avrà l’opportunità di di accedere a tale corso di studi. La novità di quest’anno è nella data dei test d’ammissione, per la prima volta ad aprile.”Troppo presto” dicono in molti. “L’Università è per tutti” affermano altri.
Polemiche, proteste e manifestazioni susseguono a questi giorni di prova.  Senza entrare nel merito della decisione dell’ ex ministro Carrozza, un piccolo e semplice confronto con altri “vicini” paesi europei non potrebbe che essere utile al fine di una valutazione.

In Regno Unito è chiara la posizione delle istituzione nel garantire una giustizia sociale, e pari opportunità ponendo limiti massimi alle rette universitarie. In determinati corsi di studio, assai frequente tra le università, una condivisione di criteri standardizzati di ammissione. Questo riguarda le discipline giuridiche (National Admission Test for Law (LNAT) e quelle medicheGraduate Medical School Admission Test (GAMSAT) e delloUK Clinical Aptitude Test (UKCAT).
Ad esempio il LNAT consiste in una compilazione di un questionario a risposta multipla e nell’elaborazione di un testo scritto.
Tali test sono diretti a valutare le capacità di comprensione, di interpretazione, di analisi e di deduzione del candidato. La prova scritta valutarne le capacità, o lacune, linguistiche.
Le prove in questione si svolgono presso centri diffusi sul territorio nazionale, i quali provvedono a valutare i risultati e a trasmetterli alle sole università in cui i candidati medesimi hanno presentato domanda di iscrizione. Tutti i risultati verranno controllati in maniera indipendente dalle singole università. Nel 2006 una grande riforma ha avuto l’obiettivo di garantire trasparenza e eguali possibilità di accesso alle università pubbliche, a fronte del massiccio incremento delle rette universitarie, ulteriormente aumentate con l’attuale Governo Cameron .
Nel sistemi di accesso universitario pubblico britannico i test d’ammissione sono dunque necessari solo in ambito giuridico e medico, a chiarirne probabilmente la natura “alta” delle discipline.
Escluse, per tutte le  tipologie di studi, criteri di sbarramento sulla base dei risultati ottenuti durante l’”High school” (borse di studio a parte).

Spostiamoci verso sud, raggiungendo la Germania. Qui il sistema è rappresentato da un articolato metodo di ripartizione dei posti nelle università pubbliche. Nel 2007 si modificava una legge del ’76 riguardo la regolamentazione degli accessi alle università. Le novità riguardanti gli studi universitari con accesso limitato, tuttavia, sono contenuti settima legge di modifica della legge quadro, in vigore dal 4 settembre 2004.
I numeri massimi per ogni università sono decisi su base regionali. La ripartizione ad oggi, secondo l’articolo 32 della legge, è la seguente:

  • 3/10 dei posti sono assegnati a coloro che si trovino in una delle condizioni elencate nella norma in questione,principalmente di ordine sociale o professionale,al momento della domanda di ammissione

dei restanti 7/10:

  • 1/5 dei posti sono assegnati agli studenti che, a livello federale, abbiano conseguito il miglior risultato all’esame finale di maturità. Questi studenti possono inoltre compilare un elenco di 6 preferenze per l’ateneo preferito.
  • 1/5 dei posti sono assegnati, dopo un periodo di attesa (anche un semestre) ai candidati che abbiano riportato alla maturità una votazione più bassa.

la restante quota dei posti disponibili viene assegnata dalle stesse università sulla base di una procedura di selezione (Auswahlverfahren), basata su criteri quali la votazione media all’esame di maturità, singoli voti riportati nel titolo di studio attinente all’indirizzo universitario prescelto, l’esito di un test che accerti le qualità attitudinali dello studente.
I candidati già inseriti nel sistema lavorativo saranno soggetti ad un colloquio valutativo per chiarire scopi e motivazioni di un’eventuale iscrizione all’univeristà.
A primo impatto i criteri di ammissione potrebbero apparire assai più rigidi rispetto ai nostri. Lo sono, ma in un’ottica di agevolazioni sociali ed economiche per lo studente, non risultano eccessive. Un esempio su tutti, senza cadere nel tranello della semplificazione estrema,  l’assenza di tasse universitarie e la presenza di  incentivi statali in denaro.
Dal 1º ottobre 1971 gli studenti ricevono aiuti grazie alla legge per il sostegno alla formazione individuale degli studenti: la cosiddetta BAföG .

Superiamo ora il Reno, approdando in Francia, patri dell’efficienza dell’apparato statale e della sua burocrazia.
La prima curiosità “transalpina” che salta all’occhio risiede nella collocazione geografica dei possibili candidati. Qualsiasi studente in possesso del baccalauréat, il nostro diploma, ha diritto ad iscriversi a qualsiasi primo ciclo di studi universitari desiderato. Ma nel caso in cui lo studente volesse iscriversi in un Ateneo al di fuori dai confini regionali dove risiede la sua scuola superiore, sarà il “rettore cancelliere”  a pronunciarsi sull’iscrizione, considerando il domicilio, la situazione familiare e le preferenze del candidato.
Il sistema universitario francese risulta  simile a quello nostro. Dal 2002 è attuato il sistema del 3+2, come oramai in gran parte d’Europa e netta appare la distinzione tra strutture pubbliche private, anche in termini di costi: dai 200 euro d’iscrizione (senza distinzione di reddito) per le strutture statali fino ad arrivare a quote di iscrizione di 7000 euro per gli atenei privati.
Per quanto riguarda il focus di quest’articolo, in Francia non sono previsti né test d’ammissione, né tanto meno criteri d’accesso all’università. In alcuni casi specifici però il Ministro dell’istruzione superiore può disporre delle forme di selezione per limitare l’ingresso in determinati istituti universitari. In Francia, terzo Paese al mondo per numero di studenti internazionali, conta ogni quasi 1 milione e 400 mila studenti  nelle università favorendo una politica di uguaglianza di trattamento tra studenti francesi e stranieri, per quanto riguarda previdenza sociali collocazioni d’alloggio. Con un sostegno,per l’84 %,da parte dello Stato.

L’ultimo Paese preso in esame  è la Spagna, meta prediletta degli studenti Erasmus italiani. L’articolo 38 della legge 2/2006 sull’educazione prevede che nelle 77 università nazionali ci sia una prova preliminare volta a conoscere qualità e livello di preparazione dello studente.
La PAU (Prueba de acceso a la universidad) è tesa a valutare in termini obiettivi la maturità accademica, le conoscenze acquisite e la Ovviamente ammessi alla prova solo coloro in possesso del Bachillerato, il diploma per intendersi.
Con un decreto del 2008 si è precisato la struttura della prova di accesso, divisa in due parti. Una prettamente più generale dedicata a tutti i candidati di tutti gli atenei, e un altra specifica: un questionario scritto sulle materie caratterizzanti l’indirizzo prescelto dal candidato.
In modo preciso e strutturale anche la prima parte generale della PAU: Un’esame di lingua spagnola, una seconda lingua, letteratura, una materia scelta tra Storia della filosofia, Storia di Spagna, Scienza per il mondo contemporaneo, Filosofia e cittadinanza. Una materia a scelta tra quelle dell’ultimo anno di superiori più specifici del corso di studi. Infine un ulteriore esame in terza lingua per le comunità con diverse lingue ufficiali.
Tutto qui? Assolutamente no, il voto finale della prova farà media con quello ottenuto alla maturità, equest’ultimo avrà peso per il 60% contro il 40% della PAU.
Le Comunità Autonome, d’accorso con le stesse università indicano il numero di posti disponibile  e predispongono la programmazione degli insegnamenti a carattere ufficiale.
L’aggiudicazione dei posti dipende dalla votazione finale riportata alle prove di accesso. A tal fine viene concessa agli studenti la possibilità di presentarsi agli appelli successivi, anche dopo aver superato la prova, per migliorare la loro qualificazione.

Una valutazione obiettiva del tema meriterebbe un’analisi del sistema tributario e delle rette universitarie di ciascun Paese preso in esame. Uno studio più trasversale e comparativo del problema (prendendo in esame anche livello e qualità degli atenei) sarebbe necessario, certo non risolutivo, ma comunque utilissimo a comprendere la materia.
Detto ciò, in bocca al lupo a tutti gli studenti in questi giorno sotto esame. La jungla vi aspetta.


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