Anche "La Patrona" è giunto al suo finale e lo ha fatto con il botto. 2 ore con il fiato sospeso per scoprire il finale di questa novela che mi ha letteralmente strappato il cuore e che fino all'ultimo mi ha fatto morire di angustia ed emozione.In questa storia di amore e vendetta non si ha avuto paura di raccontare la cattiveria nel senso più puro del termine, quello che non si ferma di fronte a nulla. Quello che è disposto a distruggere una vita all'interno del ventre della propria madre a suon di calci e pugni o che strappa la vita a due giovani nel momento in cui stavano per iniziarla insieme.
Come dice la villana di questa storia, Antonia Guerra, l'amore e l'odio sono due sentimenti tanto grandi che vanno a braccetto l'uno dell'altro. Così grandi che quanto può essere distruttivo il secondo, tanto può essere costruttivo il primo.L'amore cos'è dopotutto se non quello sentimentale, l'amicizia, la lealtà, la fiducia, il coraggio, la famiglia e il senso di appartenenza che lega le persone? Ed è questo che permette ai protagonisti di questa storia di trionfare, ma non facendolo con facilità... anzi con sangue, sudore e lacrime.Uno dei temi musicali della novela si chiama "Laberinto" e non esiste nome più adatto per raccontare questa storia. Lo stesso ove i personaggi si muovono e dove Alejandro Beltran e Grabiela Suarez, i protagonisti della storia, si trovano e si perdono numerose volte tutto all'opera della Medusa di quel luogo, Antonia Guerra, che pone di fronte a loro ostacoli di ogni tipo. La stessa che si fa spazio tra i corpi pietrificati delle sue vittime, i cadaveri dei caduti, ma ove alla fine lei stessa soccomberà permettendo ai giusti di uscirne.Riuscire a spiegare cosa mi ha lasciato o commentare il finale è difficile, perchè l'emozioni raccontate sono state crude e molto spesso ho dovuto trattenere il respiro per riuscire a continuare a guardarla. Come si può continuare a credere quando ti tolgono la libertà e quando di te non resta altro che uno spettro considerato folle e senza importanza da tutti?Nella storia il bene non trionfa con facilità e non lo fa nel senso più netto del termine. Il commissario di polizia, Rodrigo Balmaceda, si trova costretto ad uccidere il suo amore per far trionfare la giustizia. A chiudere gli occhi e voltare le spalle alla donna che ama, ma al contempo al mostro davanti al quale non può fermarsi. Senza pietà deve spezzarlo e nonostante le sue urla disperate deve fuggire e deve permettersi di andare avanti e vivere una vita piena. Perchè lui sì, lui si merita la felicità.Ma ci sono anche il figlio, Alejandro Beltran, e il nipote, David Suarez, della villana che non possono fermarsi a provare pietà. David ci prova, forse perchè giovane e nonostante tutto vedere la nonna in quello stato finale gli muove un moto di compassione, ma Alejandro no. No lui non può provare questo. Lui stesso lo spiega dicendo che forse dovrebbe, ma semplicemente per quella donna non prova più nulla. E cosa c'è di peggio dell'indifferenza? Perchè quando scompare l'amore, rimane l'odio e quello è comunque una forma di amore, ma quando anche questo muore non rimane che cenere. Alejandro spiega che tutti si devono dimenticare di lei per andare avanti, perchè loro DEVONO andare avanti. Quella casa non è più tale, ma un cimitero dove i fantasmi di tutte le persone uccise vivranno in eterno come unici custodi della loro carnefice.Ecco allora che il personaggio emblematico di Poncia Jiménez si fa carico di ciò divenendo l'unica carceriera della ormai caduta Medusa. Lei che si fa custode della felicità dei suoi amici permettendo loro di dimenticare quel mostro e continuare le loro vite piene e felici, facendosi carico al contempo di custodire la nemica nell'umiliazione della sua fine.Oh sì perchè dopotutto non vi ho ancora rivelato il castigo finale? Antonia Guerra rimane da sola, paralizzata completamente per via di uno sparo e vive nella sua tenuta dorata ove ormai tutti i pregiati mobili sono coperti da lenzuoli bianchi e della sua antica bellezza ne conserva il ricordo solo un ritratto. Lei condannata per i suoi delitti vive relegata in una stanza, in un letto, umiliata dalle persone che si prendono cura di lei e da cui dipende perfino per ogni suo singolo respiro.Ed è così che mentre la vediamo pregare per la sua bellezza, richiedere di essere truccata e sempre al meglio, che l'infermiera le porge uno specchio in cui evince il suo aspetto ormai decaduto e il make up esagerato e sbavato segno di sberleffo per un potere ormai perso e mentre le sue urla echeggiano per la tenuta ormai vuota e desolata, che per tutti gli altri la vita va avanti.Quella stessa vita che nessuno aveva avuto il permesso di vivere fino a quel momento tenuti al guinzaglio sotto un regime di terrore e angustia, che alla fine spezza le catene e permette al destino di donare loro quello che dovrebbe essere scontato per ogni essere umano come la libertà, la dignità e il rispetto.Onore quindi alla unica e sola Patrona: noi stessi. Perchè solo noi siamo padroni del nostro destino!Se anche voi avete visto il finale di questa novela e il vostro cuore è esploso quanto il mio, lasciate un commento e condividete con tutti noi la vostra esperienza! E se invece qualcuno di voi non ha mai visto questa storia... che dire... recuperatela al più presto!Cristina