Posted 16 novembre 2012 in Balcani Occidentali, Croazia with 1 Comment
di Eric Gordy (trad. Davide Denti)
La Corte d’appello del Tribunale Penale Internazionale per crimini commessi in ex Jugoslavia (ICTY) ha emesso una sentenza di assoluzione per Ante Gotovina e Mladen Markač per i reati per i quali erano stati precedentemente condannati. In prima lettura, il giudizio sembra essere di tipo radicale, che crea una nuova norma – e la nuova norma creata sarà d’incoraggiamento per quei comandanti militari che intendono colpire i civili e quei politici che intendono progettarne l’espulsione.
Alcune persone sono molto soddisfatte della sentenza mentre altre sono indignate; la divisione segue, com’era prevedibile, linee politiche. La Corte di appello in sé non è meno divisa. I cinque giudici della giuria hanno preso la maggior parte delle loro decisioni con un voto di 3 contro 2. Considerando il giudizio principale, i due pareri dissenzienti, e i due pareri distinti allegato dai giudici che hanno votato con la maggioranza, cinque giudici ha emesso cinque pareri su questo caso. Quindi il consenso in merito alla legge e ai fatti del caso di specie non è affatto maggiore tra i membri della Corte d’appello di quanto non sia nel pubblico. Questo ci dà un risultato che non risolve la controversia, ma anzi la terra’ aperta e bruciante per un lungo periodo.
La difesa di Gotovina ha adottato una tattica alla Rodney King contro l’accusa che i civili fossero stati spinti a fuggire dai bombardamenti indiscriminati delle città in cui vivevano. Bombardamento su bombardamento, la difesa ha affermato che non fosse possibile dimostrare quale particolare attacco con esplosivi avesse causato la fuga di quali precisi civili. La Corte d’appello ha accolto la tesi, respingendo la tesi della pubblica accusa che le persone fossero state costrette alla fuga non da uno o un’altro bombardamento particolare, ma per il contesto generale di attacco che costituiva un elemento centrale della strategia militare (par. 19).
La Corte d’appello ha preso una strana decisione sullo status dell’ “iniziativa criminale comune” (Joint Criminal Enterprise, JCE) volta ad espellere con la forza la popolazione civile: i giudici hanno deciso che l’adozione dello “standard di Rodney King” sui bombardamenti rende irrilevanti le prove documentali del verbale di Brioni e le dichiarazioni pubbliche di Franjo Tuđman che indicano come l’espulsione della popolazione civile era un obiettivo delle operazioni militari. Hanno invece deciso (par. 81-82) che l’esame delle trascrizioni Brioni non indica un ordine specifico di dare qualsiasi specifico attacco di artiglieria. Così hanno deciso che la “prova indiziaria” (par. 91) non dimostra l’esistenza di una iniziativa criminale comune, trascurando gli elementi di prova diretta.
Qui si mette male. Facendo riferimento alla realizzazione di piani per l’espulsione dei civili, la Corte d’appello giunge alla conclusione che “la discussione di pretesti per attacchi di artiglieria, di potenziali fughe di civili, e di fornitura di corridoi di uscita potrebbe essere ragionevolmente interpretata come riferita a operazioni di combattimento legali e sforzi di pubbliche relazioni “(par. 93). Allo stesso modo trovano che “il fatto che la Croazia ha adottato misure discriminatorie, dopo le partenze di civili serbi dalla Krajina non dimostra che queste partenze fossero forzate” (par. 95). Un punto per la teoria letteraria post-strutturalista.
Ogni constatazione della Corte è preceduto dalla frase “con il dissenso dei giudici Agius e Pocar.” Allora, cosa dicono i giudici dissenzienti Agius e Pocar?
Agius costruisce il suo dissenso sulla sensazione che la maggioranza della Corte “sembra perdere di vista la questione essenziale in questo caso d’appello, ossia se, in base alla totalità delle prove, fosse ragionevole per la Corte di primo grado di concludere che gli attacchi contro le quattro città fossero illegali. Ad ogni paragrafo, piuttosto che guardare alla totalità delle prove e dei risultati, la maggioranza adotta una visione troppo ristretta e compartimentalizzata “(par. 3). Secondo Agius, la maggioranza della Corte ha trovato che in primo grado si sia adottato un principio non corretto per determinare se gli attacchi di artiglieria fossero illegali [lo standard di 200 metri di distanza massima tra un obiettivo militare legittimo e il punto d’esplosione, n.d.t], ma piuttosto che procedure all’applicazione di uno standard corretto essa “procede a scartare tutte le prove disponibili” (par. 13). Così Agius ritiene che la maggioranza abbia ”rispettosamente, ma completamente” (par. 43, 71) sbagliato.
Non ci sono parole di rispetto invece da parte di Pocar, che nello spiegare il suo dissenso “con il ragionamento e le conclusioni principali della maggioranza” (par. 1) si trova sfidato da “l’enorme volume di errori e cattive ricostruzioni” (par. 2 ) nella sentenza. Come Agius, Pocar verifica che la Corte d’appello rigetta uno standard [lo standard dei 200 metri, n.d.t.], ma “non riesce a condurre il riesame degli elementi probatori che enunciò che avrebbe fatto” (par. 8). Fondamentalmente la Corte d’appello ha respinto un elemento in una serie di “prove che si rafforzano a vicenda” (par. 16) e di conseguenza ha respinto l’insieme delle prove rimanenti. In particolare, la maggioranza della Corte rifiuta di prendere in considerazione elementi di prova direttamente (ma non circostanzialmente) relativi al funzionamento dell’iniziativa criminale comune (par. 20-22). Pocar pone una domanda interessante: “anche se la maggioranza ha voluto assolvere completamente Gotovina e Markač, ci si può chiedere cosa la maggioranza ha voluto ottenere con l’annullamento della mera esistenza della JCE, piuttosto che concentrarsi sui contributi significativi di Gotovina e Markač alla JCE. La lascio come una questione aperta “(par. 30). Più categoricamente di Agius, Pocar dichiara: “Io dissento in modo fondamentale dall’intero giudizio d’appello, che contraddice qualsiasi senso di giustizia” (par. 39).
La Corte d’appello ha fatto molto di più di quanto molte persone che combattevano per l’innocenza di Gotovina e Markač avessero previsto. Non ha trovato che le persone sbagliate fossero state accusate e che fosseri stati sottoposti come capro espiatorio per i crimini che erano stati progettati da cvećke come Franjo Tudjman e Gojko Susak. La Corte ha riscontrato che non c’è stato alcun crimine.
Questa è legge nuova. Rende invalida la distinzione tra obiettivi militari e civili stabilita dalle Convenzioni dell’Aia e di Ginevra, trovando che ogni obiettivo può essere definita retrospettivamente come obiettivo militare. E svuota di contenuto la categoria degli obiettivi militari illegittimi, trovando che l’articolazione di una politica non è rilevante nel compito di caratterizzare tale politica.
Entrambi questi nuovi standard di diritto umanitario saranno molto incoraggianti per i criminali e i comandanti militari che hanno intenzione di prendere di mira i civili in futuro. Entrambi daranno speranza alle persone che difendono Radovan Karadžić e Ratko Mladić, perché in base allo standard proposto nella sentenza d’appello, molto di ciò di cui sono accusati non è illegale.
Eric Gordy è senior lecturer in Southeast European studies alla School of Slavonic and East European Studies (SSEES) all’ University College, London. Articolo originale uscito su East Ethnia il 16 novembre 2012. Traduzione di Davide Denti
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