Fra cinque giorni si voterà in Brasile, a contendersi la poltrona di Presidente due donne, Dilma Rousseff del Partito dei lavoratori, la “delfina” di Lula, attualmente in carica, e la candidata del Partito Socialista Brasiliano Marina Silva, sembra senza speranze di successo il terzo incomodo, Aecio Neves, socialdemocratico.
Gli ultimi sondaggi, resi noti nel fine settimana, danno nuovamente in testa l’attuale Premier Dilma Rousseff e la Borsa di San Paolo, alla riapertura dei mercati, è crollata (-4,52%), la peggior performance giornaliera degli ultimi tre anni.
Il mese di settembre è risultato così disastroso per l’indice di riferimento del Paese sudamericano, il Bovespa, che ha perso finora il 16,24% nelle ultime 20 sedute, il mercato guarda infatti con preoccupazione ad una possibile conferma della Rousseff i cui risultati, dal punto di vista economico, sono stati, per usare un eufemismo, perlomeno deludenti.
Per alcuni la situazione economica brasiliana è catastrofica, proprio oggi la Banca Centrale ha drasticamente abbassato le stime sul Pil, per l’anno in corso, ci si attende un asfittico +0,7% meno della metà della precedente stima (+1,6%). Il problema è che questo risultato, in termini reali, è fortemente negativo visto che l’inflazione è particolarmente alta ed il valore della moneta, il real, è crollato ai minimi dal 2008, non permettendo così l’adozione di politiche espansive che farebbero esplodere l’inflazione a livelli insostenibili.
La pubblicazione del sondaggio, secondo il quale la Rousseff tornerebbe favorita anche in un eventuale ballottaggio, ha così portato il panico nella Borsa di San Paolo, i titoli del comparto bancario sono scesi mediamente di 7 punti percentuali, ma peggio ancora è toccata al colosso petrolifero nazionale, Petrobras, che soltanto ieri ha visto precipitare la propria quotazione dell’11,2%.
La Rousseff, infatti, durante il suo mandato ha frenato artificialmente il rialzo del prezzo dei carburanti.
Insomma dopo la disfatta della nazionale di calcio si prospetta un’altra “calamità”, e questa, forse, avrà ripercussioni ben più pesanti per i brasiliani.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro