Crollo? Barcollo? No, non mollo!

Da Aquilanonvedente

Lo ammetto: stamattina mi sono sentito prossimo a un crollo psicologico. Forse perché domani mi spetta la visita dal grande cerusico, che spero mi spiattelli finalmente il calvario che mi si para davanti per i prossimi mesi.

Il fatto è che in questo periodo al mattino mi sento stanco e nervoso.

Stanco perché sebbene la sera mi addormenti senza problemi, in genere mi sveglio verso le quattro; a volte mi riaddormento subito, altre volte invece me ne sto a rigirarmi nel letto per mezz’ora o un’ora e poi al mattino sono un po’ rincoglionito.

Nervoso perché mi piacerebbe tornare a prima, quando appena alzati si poteva programmare la giornata, la settimana, il mese, gli anni…

Già, perché il tumore ha ormai suddiviso la mia vita in un prima e in un dopo.

In questi ultimi due giorni, poi, non avevo nemmeno voglia di andare a lavorare, anche se stare a casa a farsi le pippe mentali sarebbe molto peggio.

Oggi, quindi, per cercare di superare questa piccola crisi, mi sono buttato nel lavoro, tuffandomi nelle cose più pallose, insulse e inutili che ingombravano la mia scrivania, purché tenessero concentrata la mia mente.

In realtà, in questi giorni mi sovviene spesso alla memoria un avvenimento di quest’estate, nel mese di luglio, quando io e mia moglie siamo andati a trovare la piccola che stava in vacanza in montagna, a Pinzolo, con il gruppo dell’oratorio.

Una domenica era dedicata all’incontro con i genitori, e allora noi siamo partiti al sabato, abbiamo alloggiato a Madonna di Campiglio (dopo un veloce saluto alla piccola), abbiamo fatto un giro per il paese e alla sera abbiamo deciso di cenare in albergo.

Il cameriere (con marcato accento dell’est) ci ha fatti accomodare a un tavolo, specificando a bassa voce che “ci aveva riservato il posto migliore di tutta la sala“). Peccato che qualche minuto dopo abbia detto la stessa cosa alla coppia che si è seduta accanto a noi… e forse l’aveva detto a tutti quelli che stavano seduti lì, machissenefrega.

Il giorno dopo ci siamo recati a Pinzolo, abbiamo incontrato i genitori di altri ragazzi e tutti insieme abbiamo svolto le attività della giornata (visita al parco, messa, poi giro per il paese, aperitivo “di gruppo”, pranzo “libero” e poi giochi e via dicendo, finché nel tardo pomeriggio siamo tornati a casa.

Una bellissima giornata, quindi, rilassante, allegra. Un ricordo struggente del prima, quando ero ancora “normale“. Quando potevo guardare al futuro. Quando, in una parola, potevo vivere senza tante preoccupazioni.

Sono tornato un po’ razionale soltanto nel tardo pomeriggio, poco prima di uscire dall’ufficio: meglio tardi che mai.

Ho fatto una breve analisi della mia situazione e mi sono detto che ora è finito il momento delle ciance ed è arrivato il momento di combattere; di concentrarsi nella preparazione alla battaglia (come il cavaliere in alto a sinistra) e poi sguainare lo spadone: nella peggiore delle ipotesi, posso avere davanti qualche mese di guerra. Poi potrò tornare a guardare avanti e dire di avere sconfitto un tumore, che non è mica cosa di tutti i giorni, eh?

Voglio vedere gli altri, quando si lamenteranno del mal di schiena, dell’influenza, del mal di denti e io – zitto zitto cacchio cacchio – potrò sorridere sotto i baffi.

Almeno spero…

P.S.: che poi, come dimostra la signorina sulla destra, ci sono diversi modi di impugnare lo spadone…

Guerriero



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