Lunedì, per il primo giorno di scuola c'erano tutti. Il preside, il prete, l'assessore all'istruzione, il rappresentante d'istituto dei genitori, il suo vice, il vice del vice il bidello e il postino. Tutti orgogliosi di dover dire la loro dal megafono scarico nonostante un livello di attenzione barra intesse di tutti i presenti pari a zero. Alle 9:30 del mattino, c'era qualcosa come 30° all'orba, non oso immaginare al sole. Zone d'ombra del tutto inesistenti, mamme che si improvvisano parasole per i figli e nei rari riflessi ombreggianti di qualche filo d'erba, dalle 40 alle 50 persone cercavano di sfuggire alla disidratazione. Ma Loro, sotto la tettoia, all'ombra, dovevano dire la loro. Bambini nei grembiuli di cotone pesante che gocciolavano come ghiaccioli e sudore che perlava la fronte delle mamme e dei papà. Ascelle pezzate e trucchi squagliati, chi si era messo in tiro per la foto da primo giorno di scuola ha dovuto desistere. Ma quanto ci tengono le istituzioni ad essere a tutti i costi formali?
Noi siamo arrivati tardi, giusto il tempo di squadrare con lo sguardo lo spettacolo che mi è parso davanti varcando il cancello che era tempo di entrare. Nonostante fossimo mischiati alla folla, lui ci ha visto. Ha messo in atto il suo radar e ci ha scovato. lui, la macchina da guerra, ci ha dato il suo ben tornate. Si è fiondato sulla pirici urlando il suo nome, caricando da lontano come un toro. Io mi sono messa paura, lei ha tentato un specie di fuga ma non ha fatto in tempo. Lui l'ha placcata con un abbraccio ciccioso che pareva una presa da wrestilingsolo più morbidosa e ha cercato di sbaciucchiarsela. Lei infastidita da tanta confidenza non cercata lo ha ripagato con una testata dritta sul naso. Piange uno per la tastate, piange due per il fastidio. Da vero gentleman lui, allora, ricambia con la stessa moneta, e si appende ai codini della princi che cercava di allontanarlo.
Ora non vorrei dire, ma cominciare l'anno scolastico con una rissa, era proprio quello che mi aspettavo. La fortuna, però, ci ha assistito. La pirici e la macchina da guerra non sono più in classe insieme. A quale santo dite che devo andare ad accendere un cero?L'entusiasmo da rientro prontamente smorzato dal corteggiatore molesto però non ci ha abbandonato e il primo giorno è passato tranquillo. Solo il primo però. Da martedì, la tragedia greca ha montato il suo set nella classe D della nostra scuola. Io non volevo crederci ma davvero i bambini piangono per empatia, basta che ne arrivi uno piangente che tutti gli altri sentono il dovere di doverlo imitare. E vai col coro polifonico dei pianti, ci stanno tutti: i bassi, gli alti, i soprani e mezzi toni. Anche quelli che non piangono mai, si lanciano in interpretazioni da oscar, per non essere giustamente da meno. E tornare a casa diventa faticoso, con i sensi di colpi che ti mordono le caviglie per farti tornare indietro. Ma il segreto c'è, basta non pensarci, basta affidarsi all'immagine di loro sorridenti, che ti saltano al collo con i disegni stretti nelle mani all'uscita e tutto passa. Del resto come ha detto qualcuno la parola più bella a settembre è ASILO. non è vero?Song: Selah Sue - Raggamuffin