Spesso, parlando con amici, che magari non conoscono San Miniato, o, tanto meno, La Serra e la Val d'Egola, descrivo i luoghi dove abito, come un microcosmo che si trova sull'orlo del mondo.
L'ufficio postale aperto qualche giorno alla settimana, una bottega di alimentari, una macelleria dove vengono a comprare la carne da fuori, un'agraria con quello che serve per l'orto, ma anche per la casa, e poi?
E poi una lunga cresta di colline ai lati. Verso nord San Miniato e la Valdarno, verso sud, una sequenza senza soluzione di continuità di colline coperte di boschi sterminati, fino a Volterra, e poi più giù fino all'Amiata, che a volte si scorge nelle giornate più terse.
E' come sentirsi davvero ai bordi della vita sociale che muove il mondo civile.
Guardi l'Appennino e le Apuane e vedi il riverbero delle luci delle città, delle auto in movimento, ti volti dall'altra parte e vedi l'immobilità delle stelle.
Erano diversi giorni che mi ripromettevo di fotografare un segno tangibile di questa condizione di bilico tra il mondo conosciuto e l'ignoto.
Come in ogni zona di trapasso, i segnali diventano disturbati, si distorgono, si modificano per diventare qualcos'altro, anche la lingua o le regole dell'altro mondo.
Stamani l'ho fotografato.
Giorni fa hanno ritinteggiato le strisce dell'incrocio. E credo che l'effetto distorsivo della situazione di trapasso, qui sull'orlo del mondo, abbia mescolato un po' i segnali tra qui e di là.
Per adesso lo hanno corretto secondo le leggi del mondo civile...