Questa mattina, l'esercito di nuvole cupe che avanzava ieri sera, è scomparso. Il cielo sgombro, nitido.
Salgo alla baracca, trovo tutto a posto. Dietro di esso la frana è impressionante, ma appare immobile. Anche la capanna non porta segni. Mi dirigo all'orto attraverso la capanna. Apro la porta, aspettandomi il peggio. Invece non trovo segni della grandinata. C'è qualche fragola matura, e i pomodori, per i quali nutrivo i maggiori timori, non mostrano segni. Anzi, sono cresciuti ancora, e li lego lungo le canne.
Più tardi, curiosando dalla porta, noto un'ospite sul ciglione.
C'è un pavone colorato. Osserva curioso.
Salgo sopra, cercando di avvicinarmi. Magari mi fa anche la ruota.
Invece no. Si allontana man mano che cerco di avvicinarmi. Muove la sua coda di lunghe piume flessuose tra l'erba dell'oliveto.
Nel pomeriggio, spinte da un forte vento, tante nuvole bianche sornione e lente hanno macchiato il cielo azzurro.
Ho immaginato chissà come poteva essere il tramonto con un cielo così.
Invece le nuvole sono pian piano sparite, spazzate via dal vento, e quando il sole è sceso sull'orizzonte, è parsa la luce di una candela che si spegneva consumando se stessa.