Che il prete fosse sui generis l’avevo già intuito quando ha ignorato il fatto che sia io che mio fratello, deputati a fare da padrini a quella meraviglia che è il Nano Puzzolone, non fossimo cresimati, invintandoci a presentarci alla messa senza rivelare a nessuno questo segreto.
Quando ho visto avvicinarsi all’altare, però, un uomo in tuta blu non avrei mai immaginato si trattasse proprio di lui.
Don M. si è presentato così, stamattina, e prima di infilare la sua toga bianca e verde si è assicurato che tutti, nessuno escluso, cantassimo con la dozzina di bambini di cui si serve per celebrare la messa.
Noncurante del fatto che fra una canzone e l’altro la Nana urlasse “TATTI AUGURIIIII”, sviata dalle candele accese sull’altare, o “BAVIIIIIII!” con tanto di applauso per complimentarsi con i presenti della prestazione, ha cominciato la sua messa quasi fosse una lezione di vita e non un noioso pro-forma. Ogni bambino deve dire la sua – “ma la parabola è quella che si mette sul tetto o quella che si racconta?”; “Credi che sia giusto che gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi? Tu che dici che è giusto dimmi perché! E tu che dici che non è giusto dimmi perché!” –, ogni persona deve partecipare “che altrimenti vi interrogo!”, ognuno dev’essere consapevole del proprio ruolo.
Per fortuna dei padrini non cresimati, peraltro, Don M. ha avuto il privilegio negli anni passati di fare la conoscenza con il fratello della sottoscritta nonché padrino di Elias, privilegio che l’ha portato a richiamarlo all’altare nel bel mezzo della messa per dire a tutti gli invitati che quello lì, attenzione!, era il padrino più bravo del mondo e a domandargli se gli fosse chiaro il ruolo che da oggi avrebbe avuto nella vita del bambino che abbiamo conosciuto oggi stesso ma che portiamo nel cuore da prima che nascesse.
Fra la Nana che cercava di giocare sull’altare con un piccolo uccellino meccanico zompettante da lei semplicemente chiamato “piccione” (ma che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con quel volatile) e il Nano Puzzolone che era indeciso se dormire o tirare i capelli alla madrina (cioè io), non avrei mai davvero pensato che partecipare ad una messa potesse essere così piacevole e divertente, né tantomeno che un prete avesse davvero così tanto da dare.
Una canzone, in particolare, mi ha commossa, ed è l’unico augurio che faccio al mio piccolo figlioccio: un cuore grande per amare, un cuore forte per lottare (un corazòn grande para amar, un corazòn fuerte para luchar). Perché il resto verrà da sé, ma se riesce a fare questo la sua vita sarà ricca e piena, e tanto basterà.
Marinella