Cronache Marziane

Da Femminileplurale

Repubblica segnala un documentario di Riccardo Staglianò dal titolo  “Mexico Libre” che illustra la situazione di Città del Messico sui diritti civili. Sotto questo aspetto la capitale messicana si presenta come un’isola felice possedendo il sistema più avanzato tra i paesi del continente americano, e più progredito anche di molti paesi europei, tra cui il nostro bel paese che in tema di riconoscimento di diritti civili, causa probabimente la lunga mano di Nostra Santa Madre Chiesa, ha appena superato il Medioevo.

Solo per fare qualche esempio: “Qui si può abortire fino alla dodicesima settimana mentre a Veracruz ci sono donne in carcere da un decennio per aver interrotto la gravidanza e nello Jucatan è dietro le sbarre un’undicenne che non voleva tenere il figlio di uno stupro. C’è il divorcio expreso, un mese e si torna single. I malati terminali possono rifiutare le cure. Entro l’anno prossimo dovrebbero legalizzare la prostituzione”.

E sono legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare.  Tutto questo in uno dei paesi più cattolici del Sud America e sotto l’anatema costante della Chiesa. Il primo firmatario del provvedimento per la legalizzazione dei matrimoni e delle adozioni da parte di coppie gay è il deputato democratico David Razù Aznar, il quale chiosa: “il mio interlocutore non è la Chiesa, ma la società”. Come a dire: la Chiesa si lagna? Cazzi suoi.

Aznar fornisce il principio generale che dovrebbe guidare la legislazione in materia di diritti civili in tutti i paesi: “L’unica bussola è che se allarghi i diritti di qualcuno senza restringere quelli di un altro, sei sicuramente nel giusto”.

Se guardiamo la situazione del nostro paese, con una classe politica totalmente asservita agli interessi propri ed ecclesiastici, Città del Messico sembra un altro pianeta.


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