Ci sono diversi mercati rionali a Ostia, due tra quelli coperti li posso raggiungere facilmente; quello più distante da casa, il più vecchio, si trova nella zona commerciale in pieno centro: via Orazio dello Sbirro da cui prende il nome; l’atmosfera è casareccia, lo spazio minimo al piano terra di un grande stabile, raccoglie un miscuglio di odori e voci che si rincorrono all’interno del mercato, questo ha il suo fascino oltre la possibilità di acquistare buoni prodotti a un prezzo conveniente.
Il secondo mercato, Appagliatore, di costruzione più recente nasce negli anni novanta, tra nuovi edifici e due piccoli centri commerciali che sembravano essere una minaccia per gli operatori, ma si sbagliavano: a distanza di qualche anno è aumentato il passaggio e la gente ha imparato a dividere la spesa: scatolame e detersivi al supermercato, frutta, verdura, carne e pesce della costa laziale all’Appagliatore, che anch’io frequento.
Andare al mercato a fare la spesa è un momento piacevole: incontro Stefania al banco degli ortaggi che mi saluta con un “ciao bella”, lo so lo dice a tutte, ma lo dice in modo speciale che sembra rivolto solo a me. Buona parte dei prodotti proviene dal territorio e sono di stagione.
Di tutti e quattro gli ingressi al mercato, preferisco quello dove c’è lo stand del fioraio, che non offre molta scelta ma i fiori sembrano tanti, esposti sulle mensole del carrello, proprio davanti al cancello d’entrata; trovo sempre le erbe aromatiche e qualche piantina da aggiungere al mio terrazzo.
Al supermercato, dove il contatto umano si riduce a “carta o bancomat?” o “sacchetto?” oppure “fa la raccolta punti?”, ci vado per trovare le promozioni di prodotti tipici di altre regioni, che solo occasionalmente sono disponibili per l’acquisto, e per cercare tra gli scaffali articoli di altri continenti.
Mi attraggono le confezioni in vetro, le etichette curate, i colori accesi, e quando ne individuo una nuova negli scaffali, leggo attentamente gli ingredienti e immagino come utilizzare il prodotto in cucina. Spesso ho scoperto ottimi prodotti anche grazie al loro packaging.
Continuo a preferire e privilegiare l’acquisto della merce direttamente dal produttore, quando questo è possibile; mi piace conoscere chi c’è dietro un marchio e far coincidere le due “facce“.
Margherita e Francesco
La mattina, nel villaggio che ospitava il congresso FIC, il cielo prometteva pioggia ed io cercavo il punto ristoro per fare colazione. Ero in ritardo, in ritardo su tutto a causa dell’alluvione e dopo poche ore di sonno si erano già fatte le dieci, appunto.
E stato per caso che ho notato nella grande sala mezza vuota, il banco di Francesco e Margherita; mi hanno subito offerto di assaggiare il loro prodotto di punta: il carciofo bianco; su due piedi e con la voglia di una colazione dolce, mi sono tirata indietro, ringraziandoli con la promessa che l’avrei fatto nel pomeriggio.
Riprendo il giro degli stand, avvicino altri produttori, scatto qualche fotografia, ma il pensiero del carciofo bianco mi aveva molto incuriosita.
Quanto adoro la tecnologia! un iPhon, un click, ed è subito web! Quanto mi piace avere tutte e subito
Così è stato che l’immagine del carciofo bianco di Pertosa trionfasse in tutta la sua bellezza: “……. custodisce un altro unicum di biodiversità”; a questo punto sono ritornata su i miei passi e ho raggiunto il piccolo banco di Francesco e Margherita Morrone. Lei mi accoglie con un sorriso dolce, quasi con timore mi parla della sua azienda mentre Francesco si avvicina pronto a sostenerla e insieme raccontano della vita in campagna a contatto con la terra; con celato orgoglio, da buoni genitori, presentano l’olio extravergine biologico, i legumi, le confetture e i sott’olio.
Con gentilezza lei m’invita all’assaggio di piccoli bocconcini di pane, spicchi di carciofo, quel carciofo! Il bianco di Pertosa, privo di spine e tenero, anche nelle parti esterne che lo rendono appetibile anche da crudo; dal sapore tendente al dolce non ha perso la sua fragranza nella consevazione sott’olio.
Il bianco di Pertosa di recente è stato riscoperto e si coltiva in un territorio circoscritto della Campania, nelle zone di Baggiano, Salvitelle, Auletta e Pertosa. E’ sorta, così, un’iniziativa degli operatori e delle amministrazioni locali che, tenuto conto della sua potenziale ricchezza e del fatto che sia adatto ad una coltivazione eco-compatibile e di qualità, hanno avviato una graduale rimessa in coltura per scongiurarne l’estinzione. Intorno al bianco di Pertosa è nata la formazione di un consorzio di produttori, la costituzione di un presidio Slow Food e l’iscrizione nell’elenco regionale dei prodotti tradizionali agroalimentari della regione Campania, e questo basterebbe ad inorgoglire i Morrone che ne fanno parte.
Ma questo ortaggio è anche oggetto di interesse per la rivalutazione, avviata dall’associazione MIdA (Musei Integrati dell’Ambiente che opera nei comuni di Auletta e Pertosa) sul carciofo bianco di Pertosa e la ricerca sull’estrazione di coloranti dalle piante applicata a diversi usi. In questo caso le parti vegetali, che sono lo scarto della raccolta o della lavorazione, diventano una risorsa per un altro processo produttivo: gli usi tintori del carciofo hanno messo a punto tre colori denominati “Oro MIdA”, “Terra di Auletta” e “Verde Pertosa”.
la mano “gentile” di Francesco, sempre tesa verso la terra a cogliere i frutti della sua vita. Quanto mi piace!!!!!
Per tutto questo è necessario sostenere i produttori del carciofo bianco di Pertosa e grazie al loro costante impegno sarà possibile la realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile.
Francesco e Margherita mi hanno regalato un frammento della loro vita, mi hanno portato alla scoperta di uno dei “gioielli” del territorio, l’hanno fatto con reverenza e con la speranza fiduciosa che io potessi condividere questa conoscenza. Li ringrazio di cuore anche per avermi presentato il loro figlio Giovanni, avviato alla professione di cuoco che insieme con loro collabora anche allo sviluppo dell’azienda familiare.
La ricetta che propongo è semplice, veloce, gustosa e la dedico a loro.
crostini di melanzane e noci con scalogno
occorrente:
fette di pane casareccio sciapo
1 confezione di melanzane sott’olio Morrone
10 gherigli di noce
3 scalogni
olio extravergine di oliva bio Morrone
un pizzico di sale
- pulisci e affetta finemente lo scalogno, fai cuocere in padella con un filo d’olio e un pizzico di sale a fiamma bassa fino a far dorare le cipolle, aiutati con qualche cucchiaino d’acqua per portarle a cottura completa
- scola per bene dall’olio le melanzane e tritale grossolanamente
- trita finemente i gherigli di noce e mescola alle melanzane, aggiusta di sale
- metti nel forno le fette di pane al massimo della temperatura per pochi minuti solo per asciugare la superfice che non deve diventare croccante
- disponi sulle fette di pane caldo la salsa di melanzana e noci e termina con pezzetti di scalogno.
Sono certa di averti incuriosito, ora non resta che assaggiare quello che Margherita e Francesco producono.
buon novembre.