Una lingua viva non è mai perfetta, anzi è naturalmente in una condizione di precarietà e di deriva. A voler giudicare il (basso) livello di consapevolezza, si rischia di censurare persino Dante, Boccaccio e Leopardi, che scrivevano rispettivamente: «perché non ti facci meraviglia», «ove che tu vadi», «io credo che tu abbi in capo una mala intenzione», coniugando i verbi apparentemente a capocchia. Oppure si finisce per correggere Pirandello e Landolfi, che non esitano a scrivere qual’è con l’apostrofo (severamente condannato in un tema scolastico). (da Corriere.it)
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Invece io, a chi sbaglia qual è e né, taglierei le mani. Pure a Pirandello.