Hegel riconosce alla tradizione tutta la forza di una necessità assoluta. E la tradizione dell'Inter, in Champions, negli ultimi anni non è stata delle più esaltanti. Ma, dice sempre Hegel, la tradizione non è solo conservazione (meno male, altrimenti povera Inter!), ma anche progresso (dagli errori c'è sempre da imparare) e come la tradizione trae i propri strumenti negli individui conservatori, così il progresso trae i propri strumenti negli eroi della storia del mondo. Tutti si uniscono sotto la loro bandiera perché essi esprimono ciò di cui è giunta l'ora (Inter in semifinale con un gol di Sneijder al CSKA, sull'erba sintetica di Mosca.
Apparentemente tali individui (Alessandro, Cesare, Napoleone, Mourinho) non fanno che seguire le proprie passioni e la propria ambizione, ma si tratta, dice Hegel che ben conosce Mourinho, di un'astuzia della ragione che si serve degli individui e delle loro passioni come di mezzi per attuare i propri fini. Le individualità scompaiono e noi attribuiamo loro valore in quanto traducono in realtà ciò che vuole lo spirito del popolo (interista).
Il disegno provvidenziale della storia si rivela nella vittoria che di volta in volta consegue il popolo che ha concepito il più alto concetto dello spirito, che però, ahimè, soggiace alla transitorietà, al tramonto (che, non volesse il cielo, potrebbe chiamarsi Messi).