CTP, la frontiera che tutti dovrebbero varcare

Creato il 19 febbraio 2014 da Annovigiulia @AnnoviGiulia

Il CTP non è uno stato, ma è comunque un luogo dove  superare le frontiere e le barriere, anche le proprie. Sto parlando di una scuola media diversa da tutte le altre. In questa scuola ho incontrato persone provenienti da ogni angolo del mondo, ciascuno con la sua storia particolare.
Al CTP ci sono quelli recuperati da un barcone; ci sono ragazzi fuggiti dai loro paesi perché perseguitati dalla giustizia; c’è chi è partito per tentare la fortuna; ci sono persone laureate a cui il titolo di studio non viene riconosciuto e che sono costretti a ripartire dalla scuola media.

Questa scuola accoglie anche tutti quelli che per un qualche motivo non hanno finito la scuola media in maniera regolare. Spesso sono ragazzi della generazione 1,5. Cosa intendo con questa generazione che sembra il binario di Harry Potter? Sono quelli nati nei loro paesi, che spesso non hanno mai visto il loro papà perché lui era già qua in Italia a lavorare. Loro qua in Italia ci sono arrivati più tardi, sulla soglia dell’adolescenza e il viaggio è stato una burrasca mentre  la permanenza è una continua lotta, un turbinio di contrasti.

Che fa l’insegnante si scienze e di matematica in questo caso?
Se la matematica può essere oscura, per uno che non capisce l’italiano diventa un mistero. “Più”, “per” e “fratto” si confondono; 2 * 3 è risolvibile solo dicendo deux fois trois, altrimentri proprio il 6 non viene in mente. Il testo di un problema si può spiegare solo facendo esempi, fino ad arrivare al mimo. “L’insegnante di matemantica ha 20 verifiche da correggere, ne ha corrette 2/8, quante gliene restano?”: occorre prendere 20 fogli, farne 8 mucchi (spiegare cosa significa mucchio) e prenderne in mano solo 2 di questi. A volte non basta: bisogna ripetere 2,3….5,8 volte. Ogni volta usando parole, esempi, frasi diverse, sempre più semplici.

E scienze? Per spiegare scienze occorre partire da scene di vita quotidiana, da vicende che ci accadono tutti i giorni e di cui il più delle volte nessuno si chiede il perché. Una cosa da non perdere sono le interrogazioni di scienze: nessuno ha voglia di sforzarsi a parlare, perché all’orale occorre fare frasi complete in italiano. Anche in questo caso ho sfruttato cose che avevo imparato in un ambito molto diverso. Perché non  fare un podcast con le loro voci per farli ridere delle loro pronunce e delle “papere”, e per spaventarli dicendo che qualsiasi parola viene registrata?
E il risultato sarà un modo per ricordarmi di questi ragazzi, delle loro storie, dei loro problemi e delle loro difficoltà, di cui si finsce per parlare tra un’operazione e l’altra, durante la lezione di matematica.


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