CUB-Piccole prede

Creato il 27 marzo 2015 da Bradipo
Un gruppo di boyscout parte con il loro camion vecchio e scassato verso il campo estivo. Lo trovano occupato da due giovinastri per cui per non avere problemi si spostano in un bosco adiacente , una volta teatro di misteriosi fatti di sangue ( suicidi di operai di una vecchia fabbrica di autobus).Tra i boyscout c'è il dodicenne Sam , vittima di scherzi da parte dei suoi compagni e umiliato più volte in pubblico da Peter, uno dei tre adulti del gruppo, assieme a Chris e Jasmine.Parlano della leggenda di un bambino licantropo, Kai, ma Sam scopre che non si tratta di leggenda.
Il problema è che non gli crede nessuno che ci sia un mostro nel bosco.
Anche se i ragazzi cominciano a morire...
Man mano che vado avanti vedo che la cinematografia belga di genere, dal thriller all'horror, sta inanellando tutta una serie di buoni film e  che stanno avendo buona risonanza internazionale.
Non esistono solo di Dardenne , insomma.
CUB-Piccole prede si inserisce in quella fascia di horror francofoni che vede in titoli come Calvaire, Frontiers e molti altri che hanno rianimato la scena horror europea.
Non è un caso che sia ambientato in un bosco al confine tra la Francia e il Belgio, non è un caso che la componente ambientale sia fondamentale per la costruzione del meccanismo orrorifico e che si inserisca in quegli stilemi che vanno dallo slasher al torture porn che hanno caratterizzato questa nuova ondata di horror all'europea.
Tutte pellicole con aspetto brutto , sporco e cattivo,  peculiare, immediatamente riconoscibili dagli omologhi di oltroceano.
Non abbiamo come protagonisti i soliti fancazzisti idioti che sono perfetti per incarnare il ruolo di carne da macello e che continuano a fare minchiate in serie nella loro casetta dispersa nei boschi.
Qui ci sono dei bambini, esseri che per definizione fanno dell'innocenza il loro tratto distintivo.
Teoricamente.
E invece no: la parte che svicola di più e meglio dai soliti cliché di genere è la prima in cui viene descritta la quotidianità di questo gruppo di boyscout che non sono proprio l'epitome dell'innocenza.
Ok, ammetto di avere un certo pregiudizio verso i boyscout : mi hanno fatto sempre abbastanza paura con il loro aspetto da piccoli soldatini in divisa, tutti sincronizzati nei movimenti e sempre ordinatissimi in fila per due.
Ma la cosa che mi faceva più paura ( e mi fa paura anche oggi ) non erano tanto i bambini ma gli adulti che guidavano il gruppo, abbigliati come bambini, una tenuta che messa su un corpo adulto francamente oltrepassa la soglia del ridicolo e che cercavano di dare ai bambini che li seguivano un ordine, un'educazione civica ed ecologica.
Ecco, uno che cerca di darmi determinati insegnamenti abbigliato in quel modo ,  diciamo che non riesco a prenderlo sul serio.
Ma stiamo divagando e non stiamo parlando del film dell'esordiente al cinema Jonas Govaerts.
Sicuramente non faccio testo ma  a causa dei miei pregiudizi mi ha suscitato molta più inquietudine la prima parte che descrive da vicino tutti i piccoli e grandi rituali che compongono la giornata tipo del boyscout rispetto alla seconda parte, quella in cui la deriva slasher e torture  è ormai innescata e non c'è via di ritorno.
E soprattutto appare riuscita la caratterizzazione del personaggio di Sam che ha un trascorso tragico di cui intuiamo solo la portata e che ha un presente fatto di confusione ormonale ( il sentimento appena abbozzato che prova per Jasmine), vessazioni assortite e spirito di rivalsa che passa necessariamente attraverso il rapporto con il bau bau dei boschi, quel Kai che diventa la sua nemesi e il suo futuro tutto insieme.
Nella seconda parte CUB- Piccole prede abbandona quasi del tutto le sue ambizioni psicologiche , sociali ( il discorso sulla fabbrica degli autobus e sulla crisi economica) e metaforiche in favore di un meccanismo horror canonico, senza troppi guizzi che si muove all'interno di canoni estetici già codificati da altri.
Il tutto è scenograficamente d'impatto, con il solito spargimento di sangue e liquidi organici oltre la media, ma con un retrogusto che sa molto di deja vu.
E anche il finale si intuisce con un buon quarto d'ora d'anticipo.
Rimane la sensazione di aver conosciuto un regista promettente che sa dosare le varie anime del racconto e che appare decisamente consapevole dell'uso del mezzo espressivo.
Lo aspetto al varco.
PERCHE' SI : la prima parte è quella più inquietante, ambizioni psicologiche e metaforiche di un certo spessore, scenograficamente efficace anche dal punto di vista orrorifico, regia di buon livello
PERCHE' NO : a me ha fatto più paura la prima parte che la seconda che si presenta senza particolari guizzi di originalità, finale che si intuisce con un buon quarto d'ora d'anticipo.
LA SEQUENZA : il magazzino con tutte le vittime di anni e anni di omicidi
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE
Ho sempre avuto una paura matta dei boy scout e questo film me lo conferma
Il campeggio non fa per me
Puoi trovare il bullismo dappertutto.
Non iscriverò mai i miei figli ai boyscout.
Continuo a credere che in Belgio siano discretamente malati( con affetto naturalmente!).
( VOTO : 6 + / 10 )

 

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