“Cucù!” di Hector Dexet, Lapis

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Sappiamo che il gioco del cucù non è soltanto un passatempo allegro e divertente per genitore e bambino, sovente preludio di coccole e risate. E’ anche per il piccolo un importante esercizio di valenza psicologica che lo porta a rappresentare e quindi imparare a gestire, in un terreno protetto, confortato dalla presenza della figura di riferimento e dal clima rilassato e gioioso in cui si svolge, una delle prime paure con cui si trova a fare i conti: la separazione dalle persone più care o dagli oggetti che sono per lui fonte di sicurezza.

Comprendere che ciò che sparisce poi ritorna è un passo decisivo per il bambino piccolo che getta le basi per affrontare poi con serenità brevi assenze dei genitori.
Successivamente il bimbo si fa egli stesso artefice di sparizioni, celando oggetti o nascondendosi, per poi ritrovarli o farsi ritrovare, testando così la sua padronanza di un meccanismo di sicurezze che vanno via via formandosi e consolidandosi per contribuire alla costruzione dell’autonomia.

I libri del cucù, che sono tanti e molto amati, permettono al bambino di riproporre, tante volte quante vorrà sfogliare le pagine – talora guidato da un genitore “lettore”, talaltra in autonomia – il gioco del celare e dello scoprire, traendone piccoli sussulti di curiosità, allegri moti di stupore, importanti conferme sulle sue previsioni, potendosi sentire sia padrone delle sparizioni che rassicurato e allietato dalle ricomparse.
Sembra qualcosa di semplice, ma per il bambino è una palestra cognitiva ed emotiva, che gli permette di sperimentarsi, ricordare, associare, prevedere.

In questo fortunato filone si inserisce il nuovo albo edito da Lapis, disegnato, scritto e progettato da Hector Dexet: “Cucù!”.

Il formato non è piccino, come spesso accade per le pubblicazione per i bambini sotto i due anni, che sovente si cerca di mantenere “a misura di piccole mani”.
Ma per far ben risaltare i disegni e la felice cartotecnica del libro è stato necessario espandersi un po’. La maneggevolezza forse ne risente ma ciò è ampiamente compensato dall’impatto visivo che colpisce e ispira allegria promettendo soprese.

Come nella maggior parte dei libri per piccolini, anche qui non ci sono risguardi, frontespizi o altri preamboli e la narrazione – che di fatto è gioco, non racconto – parte fin dalla copertina, che è cartonata come il resto delle pagine.

E’ interessante notare come negli albi per la fascia 0-3 anni risalti ancor più la natura di oggetto, e di progetto, del libro. L’attenersi alle pure dimensioni iconiche e verbali ha poco significato: il libro è un insieme di carta, materiali, tagli, figure e parole teso a stimolare tutti i sensi del bambino, il quale, a questa età, è ancora immerso nel suo mondo di sperimentazioni sensoriali. Leggere è allora toccare, guardare, infilare, assaggiare, ruotare, muovere, sentire, interagire, scuotere, gettare…e il libro è chiamato alla sfida di stimolare e mantenere l’interesse su più livelli.

La copertina di “Cucù!” riporta il disegno di un albero di ciliegie. Semplice, stilizzato, netto su sfondo bianco, così lineare come lo disegnerebbe un bambino. Le sagome tonde dei frutti sono ritagliate, come anche due fori nel tronco, e rivelano all’interno quelli che facilmente diremmo occhi.

Cosa ci faranno mai degli occhi su un albero? Le funzioni delle fustelle sono chiare. Da un lato anticipano: al bambino piace prevedere quello che accadrà dopo, quindi rassomigliare i tondi agli occhi gli farà immaginare e gustare futuri animaletti, che poi si compiacerà di trovare. Dall’altro intrigano: gli occhi sono simbolo di curiosità, messi in copertina e celati tra le fronde paiono invitare il piccolo lettore alla scoperta con tutti i sensi, compresa la vista, ben all’erta (“Entra e ne vedremo delle belle”).

Aprendo il libro troviamo infatti una gaia doppia pagina con un tripudio di bestioline e…sorpresa! Quelli che pensavamo rami sono invece le lunghe diramazioni del palco di un bel cervo, sul quale sostano uccelli, farfalle e pipistrelli.

Ora il gioco può cominciare. Un’alternanza di doppie facciate dialoganti a due a due dove la prima porta la domanda che invita a svelare il personaggio o l’oggetto nascosto e la seconda mostra chi o cosa era celato.
Come in tutti i libri realizzati con artifici di cartotecnica, ciò che mostra un’apparenza al voltar di pagina può rivelare un’altra sostanza. Sembra questo e sembra quello, al bambino il compito di confermare o confutare, scoprire e meravigliarsi.

Uova che paiono tutte uguali e che – oplà! girando il foglio – al dischiudersi mostrano tanti animaletti diversi, formaggi che – come presumibile – nascondono roditori ingordi, denti che diventano cappelli, bagliori di lampadine che, allo spegnersi della luce, rivelano frotte di pipistrelli, gattini mascherati da feroci leoni e via così…Una sequenza di vivaci e colorate sorprese.

Apprezzo moltissimo le due tavole finali che hanno il compito di riportare il bambino lettore dalla dimensione fantasiosa a quella personale, introducendo nel gioco la percezione di sé e della propria storia.

Nella penultima doppia pagina, infatti, si svela un neonato nella pancione materno. Bimbo e mamma hanno un identico sorriso, l’insieme della composizione è gaia e affettiva.
Immagino che in una lettura condivisa questo snodo possa essere preambolo di piccoli ricordi e condivisioni, di tenerezza e curiosità di scoperta.

La conclusione dell’albo mette invece, come è giusto che sia, al centro il piccolo lettore.
Ora tocca a te! Dove ti sei nascosto?”. La quarta di copertina ha due buchi dove infilare gli occhi, veri, del bambino. Rivolgendo la facciata verso l’interno questi sormonteranno un bocca stilizzata dagli angoli in su, ridente, mentre poggiando il viso sull’altro lato le pupille saranno contornate da sagoma di ciliegie, come in principio quelle degli animaletti.
Il cerchio della lettura si chiude. Da sguardo curioso di bestiolina a sguardo curioso di bimbo. Non resta che tornare a sfogliare per svelare altri dettagli o prendere più confidenza col gioco.

Le immagini sono chiare e lineari, semplici e stilizzate, col giusto numero di dettagli necessari a ben identificare oggetti e personaggi.
Pur non essendoci bordi a contornare le figure, queste sono ben delineate per contrasto, molto netto, di tinte. I colori sono infatti saturi e accesi contribuendo ad un insieme brioso ma pulito ed equilibrato.

E’ da notare, in conclusione, come le fustellature, molto amate dai bambini, non siano solo funzionali a celare e scoprire ma costituiscano anche terreno sensoriale di esplorazione. Lisce e appuntite, quadrate e ondulate, si offrono ai piccoli polpastrelli con varietà di sagomature tutte da toccare.
Divertente è anche infilare le dita da parte a parte, sbirciare, intrufolarsi, provare cosa cambia da un lato all’altro, modificando punto di vista e prospettiva.
Proprio per questo motivo è bene che esse siano, come in quest’albo, varie di forma e dimensioni, bucando le pagine in uno o più punti e perfino modificando la consueta rettangolarità del foglio.

Il libro segue ovviamente tutti i criteri di sicurezza importanti per le pubblicazioni sotto i tre anni: bordi stondati, pagine robuste, assenza di piccole parti.

(gli albi da giocare ed esplorare di Hector Dexet non sono finiti qui, domani la seconda parte con “Chi ha mangiato l’animaletto”)

(età consigliata: da 12 mesi)


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