Fuori dal negozio del barbiere Cuenca vive la sua bellezza con noncuranza. La gente cammina senza curarsi troppo di palazzi e strade coloniali, ne' dei pochi turisti che gironzolano con il naso all'aria. E' valsa la pena venire qui, anche se con un tragitto in bus tra i piu' orrendi dall'inizio del viaggio: due ore seduto praticamente sulle ginocchia dell'autista, seguite da un'ora di attesa su un marciapiede lurido tra cani randagi e umanita' in lotta per la sopravvivenza (il week end si muovono tutti e qui il concetto di "coda" o "precedenza" e' rimpiazzato da puro darwinismo sociale). Un poliziotto e' in vena di conversazione. Ha famiglia a Napoli, ma non sa che la citta' e' sul mare. Quando vede il mio bus arrivare lo ferma con gesto marziale facendomi salire. Il bus e' pero' pieno e mi attendono tre ore e mezza in piedi, tra curve e inchiodate di un autista in erba che ha paura anche delle mosche che si spiaccicano sul parabrezza. Altre quattro ore seduto e sono finalmente a Cuenca, giusto in tempo per un piccolo concerto di salsa e un letto non troppo scomodo.
Ghiro