di: J. Carpenter
con: K.Russell, L.Van Cleef, E.Borgnine, D.Pleasence. I.Hayes, H.D.Stanton, A.Barbeau
- USA 1981 -
99 min
Misurate panoramiche dall'alto e minacciosi squarci prospettici del sinistro muro di cinta che avvolge l'isola e la separa dal resto di New York (Carpenter nulla dice di "come" e soprattutto "se" ancora si vive nel resto della città, ad amplificare il senso di angoscia e potenziale catastrofe che aleggia su tutta la vicenda) introducono la missione platealmente "suicida", ed assegnata obtorto collo, di Snake Plissken (Kurt Russell in un ruolo a cui il tempo e la passione di sempre nuovi estimatori ha regalato contorni semi-leggendari) - ex soldato pluridecorato ora fuoriuscito ribelle pronto per la detenzione, taciturno e beffardo, allergico all'autorità e ai compromessi, di fondo anarchico e disincantato - volta a recuperare il Presidente USA precipitato all'interno della "zona morta" del super penitenziario e probabile ostaggio delle bande che se ne contendono il predominio. Cugino di primo grado, potremmo dire, del Napoleone Wilson di "Distretto 13" (1976) e quasi gemello del Jim MacReady de "La cosa" (1982), Plissken, puerilmente reso in italiano col nome di "Jena" - cosa che, in prima battuta, rende incomprensibile la presenza di diversi tatuaggi anguiformi sul suo corpo - e' un uomo scontroso, tendenzialmente laconico e diffidente, figlio in questo della lunga tradizione di eroi/antieroi polemici e contro-il-Sistema cari a Hawks (e al western), armato pero', oltreché di un suo codice morale e quindi di una lealtà di base, come di un addestramento che lo ha abituato a contare solo su se stesso, anche di un mugugnante sarcasmo che lo avvicina tanto ai personaggi solitari ma scanzonati e baldanzosamente cinici di Leone quanto agli impassibili "riequilibratori di torti" di eastwoodiana memoria.
Non meno interessante, in un film in cui la fluidità del montaggio (prendendo, ad esempio, la sequenza del volo notturno in aliante di Plissken per guadagnare un luogo oggi di tutt'altro spessore "filosofico" e "metaforico", il tetto del World Trade Center, ci si trova tra le mani una vera e propria sintesi registica di creazione e sviluppo della suspense, raggiunta avvalendosi di pochi ma calibratissimi strumenti espressivi: alternanza cadenzata di primi piani del protagonista intento ai comandi e inquadrature ampie del mezzo che scivola nel buio oltre la barriera di cinzione al di sopra della celebre "skyline" newyorchese; preminenza di un sonoro avvolgente ma discreto - la scena, oltretutto, e' quasi completamente priva di dialogo - nel riprodurre il volo dell'aliante come eco sibilante/insidiosa dell'atmosfera che regna al suolo; esibizione di effetti speciali semplici ma funzionali, tipo il display che fornisce a Plissken una mappatura digitalizzata della rotta con le sagome degli edifici e le relative proporzioni e distanze), la rapidità generale della messinscena alternata al muto indugiare di alcuni frangenti a suggerire un pericolo sempre dietro l'angolo, l'ambientazione notturna e claustrofobica, segnano i riferimenti di un'opera lineare e compatta - non meno interessante, si diceva - e' il ragionare di Carpenter attonito e in sostanza pessimista riguardo le condizioni di vita nelle megalopoli moderne come allegoria molto concreta di un virus, di un'infezione, che sta minando alle fondamenta le stesse ragioni della convivenza civile.
Del film, come sovente gli accade, Carpenter, oltre alla regia, cura soggetto, sceneggiatura e commento musicale. Nel 1996, pare su amichevole "pressione" proprio di Russell, l'autore americano torna sul luogo del delitto e firma "Escape from L.A." / "Fuga da Los Angeles", seguito dell'opera del 1981 e dilatazione delle avventure di Snake Plissken.
TFK
Cult Movies: "Escape from New York"/"1997: fuga da New York"
Creato il 19 luglio 2013 da VeripaccheriPossono interessarti anche questi articoli :
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