Cultura di comunità nel borgo di contile

Creato il 29 agosto 2013 da Postpopuli @PostPopuli
 

di Gianluca Bonazzi

“Cultura di comunità nel borgo di Contile”

da Wikipedia

Nel minuscolo e antico borgo di Contile, nel Comune di Varsi e in Provincia di Parma, affacciato sulla Val Ceno come una balconata aerea, lo scorso sabato 20 luglio si è consumato il primo atto di quello che si auspica sia solo l’inizio della rinascita del paese: la riapertura, dopo alcuni anni, del locale Circolo San Leonardo.

Un luogo, una storia, una comunità: un declino quasi dovuto, nell’Italia dei cosiddetti tanti, troppi miracoli economici di questi ultimi decenni, cercati, invocati, sospirati, inseguiti da tutti, alla fin fine mai veramente raggiunti da nessuno o quasi, per un tempo sedimentato nel profondo, come le antiche leggende delle chimere ci hanno sempre ben raccontato.

Malefiche economie piovute e decise dall’alto hanno fruttato dappertutto solo progressivi spopolamenti, promesse di ricchezze prima e sicure miserie dopo.
Volutamente non ho usato la parola ‘povertà’, perché l’ abbassamento attuale del tenore di vita si è accompagnato a una generale scomparsa dei necessari principi di relazione verso l’altro, fondamenti essenziali di una vera comunità.

Tale piccolo avvenimento, nel grande, ma grande nel piccolo, si deve alla visione lungimirante di Salvatore ed Eleonora, coppia di neo-sposi in continuo viaggio lungo il sentiero della vita, dal Sud originario delle radici familiari a Parma, e poi alla sua provincia ormai urbanizzata, per finire (finire?… no, è un passaggio!) in un luogo ameno sulle colline della Val Ceno, a ridosso dell’omonimo torrente, dove anni fa costruirono un primo frammento di sogno, un nido d’ amore, di terra e dolce acqua.

“Dolce Acqua” è proprio il suo nome, bed & breakfast semplice e accogliente come il suo suono, casa-laboratorio per sogni concreti che sappiano parlare al cuore, al corpo e alla mente di un’umanità in crisi, per realizzarli insieme.
Sono diversi, colorati e plurali, i progetti di questa coppia sempre in cantiere, alcuni già realizzati e altri in divenire.

La riattivazione concreta del circolo è uno di questi, iniziata con un pomeriggio che ha visto artisti noti e meno noti dilettare nel modo più libero, creativo e variegato, tra le vie del borgo, il folto pubblico proveniente da ogni dove.
L’espressione incantata, curiosa e gaudente delle poche famiglie, qualche giovane coppia e alcuni anziani, che lì resistono ancora, è stata il più autentico suggello per la riuscita della giornata, e costituirà lo sprone per continuare a crederci, soprattutto quando potrebbero sopraggiungere momenti più duri.

Solo il Divino, per chi crede, la Vita, per chi no, sa quanto ci sia bisogno di queste finestre aperte sul mondo, di questi spazi d’offerta, per dare e per ricevere, col principio che è sempre e solo l’insieme a creare il tutto, per andare oltre il ‘questo o quello’ che ha invece immiserito la società italiana.
Non più un mondo divisioni, ma mondi di visioni!!

Consiglio a tutti di seguirli da lontano, ma ancor meglio di andarli a trovare: oltre che l’esperienza di una genuina accoglienza familiare, il che di questi tempi è tutto oro che cola, potreste trovare antichi folletti di montagna che, dopo essersi rifatti il vestito ormai consumato delle vecchie fiabe, hanno ricominciato ad aggirarsi nei loro luoghi, per riportare al centro dell’attenzione arte, musica, poesia, cinema, dibattiti sull’agricoltura sana e quant’altro… cioè cultura dal basso nel senso più vero del termine; semplicemente, la vita nei suoi molteplici aspetti, belli e meno belli.

Questa visione arcobalenante, bizzarra, folle e poetica – nel senso etimologico della parola ‘poesia’, dal greco poiein, che significa ‘fare, creare’ -, non è loro, bisogna sottolineare, ma di tutti quelli che ci vogliono stare, come possono e come vogliono, secondo possibilità, spazi, tempi e modi.
Da loro è partita l’ idea, loro è la frequenza radio, loro sono i trasmettitori satellitari, ma la visione appartiene a tutti i “cammin-attori” di una vita che si desideri ‘più lenta, più profonda, più dolce’, come proferiva nel 1995 l’indimenticabile Alex Langer, prima di suicidarsi alla vigilia del genocidio, da lui previsto, di Srebrenica in Bosnia.

da valcenoweb

Il Circolo San Leonardo di Contile deve e può diventare l’avamposto di frontiera per i partigiani della Vera Bellezza, quelli che custodiscono, proteggono e tramandano l’essenza di Madre Terra e dei suoi abitanti.
La frontiera non è dove la gente vive e lavora, come si potrebbe facilmente pensare, ma dove si rinnova il principio ciclico della vita, intrecciando natura e umanità e portando rispettosa attenzione verso chi ci ha preceduto, come invece la società da tempo non può più fare, essendo proiettata unicamente alla produzione e al consumo.
Ci si è talmente allontanati dal significato, anche etimologico, della parola ‘cultura’ che sempre più, purtroppo, si ha l’ impressione di navigare a vista, giorno per giorno, se non minuto per minuto.
Il tempo, come valore, significato, memoria, prospettiva è stato completamente fagocitato.

Invece chi ha cultura vive il presente con un occhio al passato e uno al futuro.
Un proverbio africano dice: “Un vecchio sdraiato guarda meglio di un ragazzo in piedi”.
Vivere a Contile qualche ora, come in qualsiasi altro borgo non snaturato d’Italia, significa respirare cultura con tutti i sensi protesi ad ascoltare storie di terre lavorate, se non dalle persone, almeno dai muri, trasudanti ancora silenzi antichi.
Coltivare/mietere, trebbiare/raccogliere, seminare/attendere, vendemmiare/tessere: espressioni e gesti di preciso significato nella società contadina, ma che, mediati dall’esperienza e dal ricordo, ne prendevano pure altri, più sottili e simbolici, a livello di relazioni umane, tanto da impregnare la dimensione sacrale dell’esistenza, la quale, avvertita da tutti, andava ben oltre il tema della fede.

Il Circolo San Leonardo potrebbe ridisegnare la traccia di sentieri smarriti e intrecciati tra loro, quello civile e quello dell’anima, aiutando a riacquistare il principio di relazione con paesaggi, persone e cose e il diritto di consapevole scelta, per lavorare una sorta di terra ideale, da cui trarre cibi sani per il futuro, per la mente e per il corpo.
In Val Ceno, da me definita scrigno di impensabili perle da ammirare e di antiche storie da conoscere, possiamo per l’ennesima volta respirare il senso di un presente che guarda al futuro non prescindendo dal suo passato.
Seduci la vita, Circolo San Leonardo, ed essa ti ricompenserà!

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