Cultura e informazione

Creato il 03 febbraio 2014 da Enricobo2
Come sempre non mi sento pronto. Più passano gli anni e sempre meno, prima di partire, ho voglia di mettermi lì e raccogliere tutte le informazioni necessarie, per essere sicuro di non perdermi niente, di fare la lista della spesa da spuntare puntigliosamente, dell'essere "preparato". Tutto nella convinzione che conoscere e sapere prima, ti aiuti a godere meglio delle cose, a capirle di più. Un approccio molto occidentale di chi vuole la massima informazione. Oggi ancora maggiormente compulsi nervosamente il web, dove c'è tutto, di più, troppo. Che confusione! E' certo più comodo lasciarsi andare all'onda dell'avvenimento, impreparati ma pronti a cogliere i fiori nel giardino. I confuciani distinguevano la conoscenza o cultura che dir si voglia in xue - sapere scolastico, xing - condotta o approccio alle cose e shi qien- discernimento o vista interiore, che noi chiameremmo forse istinto non legato al ragionamento. A questi tre aspetti davano una importanza opposta a quello che in generale facciamo noi, che preferiamo far prevalere i fatti. Mi direte che questo modo di pensare poi porta ad accettare anche omeopatia o Stamina. Vero fino ad un certo punto. L'accondiscendenza alle sirene del tutto facile è più propria dell'incultura che della saggezza misurata. D'altra parte questa scala di valori era sostenuta proprio da Confucio che teoricamente era invece tutto regole e impegno, merito misurato con voti ed esami ferrei a dispetto anche della verità purché non fosse turbato l'impianto generale . Ricordiamoci, nel giudicare, che questo punto di vista permea prepotentemente anche la Cina moderna quando parla di stroncare chirurgicamente ogni forma di protesta (anche se giusta) che possa turbare l'armonia dell'impianto generale dello stato. 
Un uomo colto, quindi per i cinesi, ha giusti odi e giuste simpatie, dunque un suo specifico gusto, cosa che si accompagna all'incanto. Naturalmente il cane si morde la coda perché avere gusto e discernimento, richiederebbe capacità di pensare, indipendenza di giudizio, voglia di non essere tratti in inganno da ogni forma di mistificazione populistica sociale, politica o artistica che sia. Un equilibrio fragile insomma. Da un lato la necessità di standardizzare, che regala più efficienza di certo. Ecco dunque la sequenza delle certificazioni, ma che richiedono graduatorie e quindi punteggi ed allora via con esami, interrogazioni, prove. Tutti punti in cui sono più efficienti le domande a risposta chiusa che richiedono nozioni e precisione anziché sviluppo di gusto e di giudizio. Così più facile e utile per un insegnante chiedere date e nomi piuttosto che giudizi e vaghe opinioni, più facile certo per dare voti, per stilare classifiche addirittura in automatico con griglie vero/falso. Ma lo stesso Confucio affermava che la cultura che consiste nel memorizzare nozioni non crea nessun buon insegnante. Ecco quale dovrebbe essere il punto fondante del nostro Liceo Classico, insuperabile esempio di splendida utilissima inutilità. La più vicina delle nostre istituzioni alla cultura orientale e quindi consequenzialmente da distruggere un poco alla volta. Vuol dire che non mi farò più cruccio di partire in questo caso, come ogni volta un po' di più, quasi privo di informazioni, lasciandomi andare al fiume del viaggio, lasciandomi cullare dai profumi, dai suoni e dai sapori, facendomi scorrere tra le mani la ruvidezza di stoffe calde e superfici fredde, rimanendo confuso per il cangiare dei colori. Va bene. Allora mi considererò comunque pronto al viaggio. In ogni caso adesso vado, lasciatemi dare un'occhiata alla Lonely Planet che devo appuntarmi un po' di info sui vari mercati tra Saigon ed Hanoi. 
Refoli spiranti da : Lin Yu Tang - L'importanza di vivere -1936
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