Vi ricorriamo nei discorsi, le postiamo sui social media, ce le facciamo tatuare sulla pelle: ma se non fossero proprio quelle, le parole giuste? Ecco una serie di celebri frasi storiche che col tempo abbiamo storpiato. O che continuiamo ad attribuire alla persona sbagliata.
«ELEMENTARE, WATSON!». Sherlock Holmes non l’ha mai detto, perché il suo creatore, lo scrittore scozzese Sir Arthur Conan Doyle, non l’ha mai scritto. La frase che tutti attribuiamo al detective è stata inventata dai posteri, complici le rese teatrali e cinematografiche dei romanzi originali. Ma non compare nei testi di Conan Doyle, dove invece avviene uno scambio di battute in cui Watson esclama «Semplice!» e Sherlock risponde: «Elementare». Il dialogo presente nel racconto L’uomo deforme è divenuto, col tempo e con qualche aggiunta, una sorta di marchio di fabbrica dell’improbabile coppia.
«SE NON HANNO PANE, CHE MANGINO BRIOCHE!». Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, moglie di Luigi XVI, non pronunciò mai le odiose parole, riferite al popolo francese affamato che reclamava cibo. Fu la storiografia successiva ad attribuire alla sovrana (ghigliottinata nel 1793) questa frase, che l’illuminista Jean-Jacques Rousseau, nelle sue Confessioni aveva attribuito a una non meglio precisata principessa. L’episodio riferito da Rousseau è collocato nel 1741; Maria Antonietta nacque nel 1755 e giunse in Francia solo nel 1770. Non fu dunque lei, per ragioni storiche, a pronunciare queste parole.
«HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA». Nessuno degli astronauti dell’Apollo 13 pronunciò queste parole, rese celebri da una battuta di Tom Hanks nel film Apollo 13. Il messaggio radiofonico che, a 55 ore dal lancio, fu trasmesso al centro di controllo missione fu precisamente “Okay, Houston, we’ve had a problem here” (“Okay Houston, abbiamo avuto un problema qui”). Il problema in questione, l’esplosione di uno dei serbatoi di ossigeno del modulo di comando e servizio, fu quello che costrinse gli astronauti James Lovell, Jack Swigert e Fred Haise a trasferirsi nel modulo lunare e usarlo per rientrare sulla Terra, dimostrando di essere perfettamente addestrati ad affrontare una situazione di emergenza.
«EPPUR SI MUOVE». La frase (con le varianti “E pur si muove” e “E pur si move”) non fu pronunciata da Galileo Galilei davanti al tribunale dell’Inquisizione (non compare in alcun documento), ma gli fu messa in bocca dallo scrittore Giuseppe Baretti, che volle così probabilmente difendere l’onore dello scienziato, costretto all’abiura ma ben conscio della dignità e verità delle proprie idee.
«PRIMA TI IGNORANO. POI RIDONO DI TE. POI TI ATTACCANO. ALLORA SI VINCE». La massima da sempre attribuita a Mahatma Gandhi (e in linea con la filosofia della disobbedienza civile e non violenza del padre della nazione indiana) sarebbe in realtà da ascrivere al sindacalista americano Nicholas Klein, che nel 1914 disse, davanti a un gruppo di lavoratori tessili: «Prima ti ignorano. Poi ti ridicolizzano. Quindi ti attaccano e vogliono bruciarti. E poi ti costruiscono monumenti».
«NON TI CURAR DI LORO, MA GUARDA E PASSA». Il celebre verso della Divina Commedia, fatto pronunciare da Dante a Virgilio nel Canto III dell’Inferno, davanti agli ignavi, recita in realtà Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
«UN PICCOLO PASSO PER L’UOMO, UN GRANDE BALZO PER L’UMANITÀ». Neil Armstrong sostenne per tutta la vita di aver detto “One small step for a man, one giant leap for mankind” (cioè “Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”), riferendo quell’articolo “un” a se stesso. Ma i milioni di spettatori che videro lo sbarco sulla Luna sostengono che l’articolo “a” non ci fosse, e che quel man indefinito si riferisse così all’intera umanità, come se tutti in quel momento stessero mettendo piede sulla Luna. Che Armstrong se lo sia dimenticato, o che le interferenze nelle comunicazioni abbiano giocato un brutto scherzo, la frase suonò così perfetta da passare alla storia.
«TU QUOQUE, BRUTE, FILI MI!». Le ultime parole attribuite a Giulio Cesare mentre riconosceva, tra i congiurati che lo assassinavano, l’amato Marco Giunio Bruto, sono una resa poetica del racconto dello storico greco Cassio Dione: (kai sü, teknon?” “anche tu, figlio?”), il quale, a sua volta, le riprese da Svetonio, che le riportava in quanto opinioni di altri storici. Svetonio, però, racconta che Cesare, morendo, emise “un solo gemito al primo colpo, senza una parola”.
«IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI». La frase con la quale è spesso riassunto l’atteggiamento pratico e utilitaristico espresso da Niccolò Machiavelli nel Principe è in realtà una semplificazione eccessiva di cui non si trova traccia nel trattato dello storico e politico fiorentino. In cui si legge invece questa frase: «Nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi … si guarda al fine … I mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati».
«CHI NON HA TENUTO CON SÉ UN CANE, NON SA COSA SIA AMARE ED ESSERE AMATO». La frase, con cui non possiamo che essere d’accordo , è attribuita al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, il quale però, citandola neiParerga e paralipomena, scrive esplicitamente che si tratta di una massima dello scrittore spagnolo Mariano José de Larra.
«LA MORTE DI UN UOMO È UNA TRAGEDIA, LA MORTE DI MILIONI DI PERSONE È UNA STATISTICA». Iosif Stalin non pronunciò mai questa frase, che si ritiene riportata da Churchill alla Conferenza di Potsdam del 1945 (qui i due vicino al Presidente Franklin D. Roosevelt al summit di Yalta in Crimea, quello stesso anno). Quel che è certo è che la citazione si ritrova anche in un romanzo successivo di Erich Maria Remarque, L’obelisco nero (1956).
«AL MONDO DI SICURO CI SONO SOLO LA MORTE E LE TASSE». La citazione erroneamente attribuita allo scienziato e politico statunitense Benjamin Franklin (ritratto nella banconota da 100 dollari) è invece dell’attore e drammaturgo inglese Christopher Bullock (1690-1722). Sembra invece essere vera la citazione «La birra è la prova che Dio esiste e che ci vuole felici».
«HO VISTO COSE CHE VOI UMANI NON POTETE NEPPURE IMMAGINARE». Non potevamo che finire con una delle citazioni più maltrattate della storia del cinema. Gli amanti di Blade Runner lo sanno, la frase corretta tratta dal monologo di Roy Batty è «Io ne ho viste cose, che voi umani non potreste immaginarvi».