storia di ordinario degrado di periferia, una di quelle che si sente continuamente su qualunque canale televisivo. un canovaccio collaudato con il cattivo incompreso, la poverina handicappata e gli spettatori avidi succhiasangue, con la bocca aperta, in trepidante attesa. i cattivi- quelli veri- non esistono, così come non esistono i buoni. "la tivù dice solo cazzate". decide lei chi ha ragione e chi ha torto: avvocato, giudice, boia. tutto quello che rimane fuori dal suo schermo non esiste. i disoccupati che manifestano, gli attentati terroristici, i sequestratori, ecc. esistono solo perché la televisione li fa vedere e li rende reali.
II.dove nasce la notizia (perché paghiamo il canone)
ma si tratta di una realtà di cartone. le persone vere rimangono sotto la superficie, ché non fanno audience. così l’incontro fra Claudio e Esther, due emarginati senza possibilità di esprimersi, rimane ai margini, perché non interessa a nessuno. lui è un ragazzo confuso e ‘sfortunato’- come dice la madre, intervistata, in lacrime- che viene dalle case popolari di San Basilio, sogna solo una ‘signorile’ villetta a schiera sul lungomare di Torvajanica e non vuole finire come suo padre. lei- disabile- è una ragazza intelligente, nauseata dalla pietà di chi le è intorno, frustrata dalla diversità rispetto a tutti quelli “che camminano”. entrambi avrebbero solo bisogno di essere ascoltati, di essere visti semplicemente per quello che sono, senza pregiudizi: due esseri umani. che vorrebbero uscire dalla gabbia di vetro entro cui la superficiale e inadeguata società degli uomini li ha rinchiusi, come la mosca che Claudio intrappola nel bicchiere. soli, senza possibilità di movimento, eppure sotto gli occhi di tutti. tivù compresa.
titolo originale: Cuore cattivoun film di Umberto Marino1995