Ieri ho sofferto molto.
Ho sofferto in silenzio, mi sono messa da parte ad ascoltare mio figlio e ho sofferto.
Il mio bambino maschio ha 4 anni e come tutti i bimbi di questa età adora giocare con i bambini più grandi.
In particolare il mio cucciolo adora giocare con un bimbo che mi abita vicino, più grande di lui di qualche anno.
Per me questo cucciolo-vicino fa parte della famiglia, mi piace quando viene a trovarci, mi piace quando gli preparo uno snack, mi piace quando posso dedicarmi a loro.
Ieri sera, ho visto il mio cucciolo supplicare l'attenzione del suo piccolo amico vicino perchè il suo piccolo amico, che era con altri bimbi più grandi, non voleva farlo entrare in casa!
Tutto normale. E' normale che i bimbi più grandi abbiano voglia di stare insieme tra loro escludendo i bimbi più piccoli, è normale anche che il mio piccolo inizi a sorbirsi le sue delusioni. Non è facile per noi mamme: vorresti vedere i tuoi figli sempre sereni e contenti ma, quando realizzi che le delusioni fanno parte della vita, allora dai valore a quel momento anche se difficile, non lo rifiuti con inutili "argomentazioni da adulto" e lasci che i tuoi figli si vivano la difficoltà, senza intervenire, quasi come una palestra per quello che verrà.
E così ho fatto, il mio piccolo è stato tanto tempo fuori dalla porta del nostro vicino a elemosinare un'attenzione, a cercare un riscontro, a sperare di poter entrare. Io non sono intervenuta.
Poi sono iniziati gli insulti da parte degli altri bambini, porte chiuse in faccia con energia, "vattene via" detti con altrettanta energia, insulti banali tipo "sei fuori di testa", parole che, ad un bambino di 4 anni, risuonano come terribili manifestazioni di esclusione.
E allora il mio cucciolo è entrato in casa e mi ha detto: "mamma sono triste", poi è uscito nel cortile, è ritornato fuori dalla casa del mio vicino e ha gridato ai bambini che giocavano all'interno: "Ei voi, io sono triste lo capite, sono molto molto triste".
Io sono stata molto orgogliosa di mio figlio, aveva espresso in pubblico un'emozione così difficile come la tristezza. Mi ha ferito però poi notare come questa espressione, elemento di forza per me, è diventato insulto e diniego da parte degli alti bambini.
In quel momento il mio cuore di mamma ha preso il sopravvento.Ho detto chiaramente agli altri bambini che potevano "non aver voglia di giocare con mio figlio" ma non potevano "insultarlo" e "ferirlo", anche perché, in molte occasioni, quando sono da soli, ci giocano volentieri con lui.