Che dire? Che per una volta sono praticamente senza parole? Mi viene in mente solo una citazione: cupio dissolvi. Mi frullava in testa da un po', ma non sapevo di preciso il significato esatto, così ho fatto una rapida ricerca. Salta fuori che è una citazione latina tratta da una lettera di san Paolo o, più correttamente, Paolo di Tarso; quel tipo noto per la famosa conversione sulla via di Damasco. Piergiorgio Odifreddi nel suo libro Perché non possiamo essere cristiani lo definisce un pazzo tarantolato e forse non ha tutti i torti.
Ma per tornare a cupio dissolvi, stavo dicendo che è una citazione dalla lettera ai filippesi di san Paolo. Tradotta letteralmente significa "desiderio di morire", ma nell'uso comune è intesa piuttosto come il "desiderio di operare il disfacimento di sé stessi" e, quindi, anche quello di "annullarsi", "autodistruggersi".
Un desiderio che, nel fondo della mia anima, ogni tanto si fa sentire. Io cerco di ricacciarlo nell'angolo più buio e dimenticato, ma spesso sono le circostanze, i fatti della vita, che lo risvegliano. Tasse da pagare, le difficoltà scolastiche di C., il lavoro che non si trova, gli acciacchi della mezza età, questa italia (e sono costretto a scriverla con la i minuscola) che proprio non mi piace e che all'estero piace ancora meno e, perché no? una nazionale che è lo specchio di un paese allo sfascio.
Quanto sarebbe facile annullarsi, tirare i remi in barca, arrendersi a un momento storico così umiliante per noi poveri italiani. Un'epoca con un progresso tecnico e scientifico così mirabolante, ma dalle ingiustizie enormi, dalle incolmabili disparità tra chi ha e chi no. Tra chi sbatte in faccia al prossimo la sua ricchezza come fosse una sfida, un insulto. Tra chi possiede già tanto e che per avere ancora di più non esita a calpestare diritti, dignità e leggi.
Poi guardo i miei figli e mi ripeto che non posso abbandonarli, devo continuare a lottare, devo proseguire questa odissea dovunque mi porterà, sperando che, prima o poi, io possa avvistare nuovamente le coste serene di Itaca.