Cura fegato ingrossato

Creato il 22 dicembre 2011 da Chiaramarina

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Stili di vita poco salutari e un’alimentazione sbagliata affaticano e causano danni gravi al fegato, organo tra i più delicati. Un eventuale danno al fegato è anzitutto evidenziato dal controllo delle transaminasi, attraverso l’analisi del sangue.

Il fegato, organo di natura “calda”, partecipa tra le altre cose al meccanismo di regolazione della glicemia ed è sensibile alla concentrazione degli zuccheri.

Nel caso di transaminasi alte, troppe cellule muoiono senza essere rimpiazzate. In questo caso, e nel caso di epatiti virali, si possono usare epatoprotettori che stimolano i sistemi di autoriparazione della cellula epatica, mettendo in gioco alcuni sistemi enzimatici. La pianta più nota, per questi problemi, è il cardo mariano, di cui si usano foglia e frutto (pianta molto calda e secca). Il cardo non va usato quando c’è l’ittero, che può essere provocato da epatite a e b. Se infatti il fegato è troppo “caldo”, vanno adoperati epatoprotettori “freddi”: agrimonia e piantaggine. L’epatite c (un retrovirus che non può essere debellato), viene invece inibita dal desmodium ascendes, un antivirale.

Le piante depurative aumentano la produzione di bile e l’eliminazione della bile stessa, attraverso la quale vengono eliminate le tossine, i grassi e il colesterolo presenti nel sangue. Tra queste il carciofo, il boldo (una pianta cilena), la curcuma (base del curry), la calendula (come infuso di fiori), il tarassaco.


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