Curb, i Nickelback e la lezione di Kurt Cobain

Creato il 26 settembre 2011 da Postscriptum

Due giorni fa parlavamo del grunge, nella fattispecie dell’anniversario di Nevermind, storico album dei Nirvana, un gruppo che ha inventato questo genere musicale caratterizzato da tematiche malinconiche, di denuncia passiva, dai ritmi rockeggianti ma non troppo, ed estremamente ipnotici.
Non mi dilungherò sulla storia di questo genere musicale. Vi basti sapere che a differenza di altri generi che continuano ad essere battuti da nuove (nel nome e nella faccia ma non nella sostanza, purtroppo) band, il grunge sembra essere caduto nel dimenticatoio dopo il boom dei primi anni 90 quando, con l’immagine triste di Curt Cobain in resta come un vessillo di guerra, band come Soundgarden, Alice in Chains e Pearl Jam riempivano album su album alternando pietre miliari del genere a canzoncine da normale amministrazione.

Poi capita che, quando una band ci si mette d’impegno a riproporre quello che universalmente è conosciuto come il sound di Seattle, essa passi del tutto inosservata perchè troppo fuori da un mercato musicale asfissiato dalle metastasi canore create a tavolino dai vari talent show: personaggi che fin troppo spesso diventano macchine da soldi per case discografiche sull’orlo del fallimento.
Spesso però la musica, quella buona e fatta con criterio, finisce col venir fuori lo stesso ed è proprio questo il caso del primo, e semisconosciuto, primo album dei Nickelback.

Canadesi di Hanna, i Nickelback con a capo il poco appariscente Chad Kroeger esplodono nel 2001 con il godibile album Silver Side Up trainato in vetta alle classifiche da singoli potenti How You Reminds Me, Money Bought, Never Again e Too Bad e si promettono al pubblico del rock come la più interessante band emergente degli anni 2000, capace di fondere i passaggi più potenti dell’hard rock con parti estremamente melodiche a creare ottimi e coinvolgenti cambi di ritmo.
Le promesse non sono state, ahinoi, poi mantenute, vuoi perchè la band ha perso smalto dopo comunque aver stampato singoli d’interesse come Burn It To The Ground e vuoi perchè il mercato è assurdamente bastardo con chi vuole fare rock alla vecchia maniera, ossia tutto c…, pardon, cuore e riff (e di questo ne sanno qualcosa i Kings Of Leon di Youth And Young Manhood o i primi Gaslight Anthem).
Ma non stiamo qui a tirare il paro e lo sparo, come scriverebbe Camilleri, ai Nickelback e andiamo dritti al succo del discorso.

Il fatto è che i nostri amici canadesi nel lontano 1996 avevano tirato fuori dal cilindro un album di vero post-grunge alla maniera del vecchio Curt, ovverosia con registri che salgono e scendono, voce suadente e straziante e tanto, tanto ritmo.
Curb, questo il titolo dell’album, si compone di 12 tracce di puro grunge che Kroeger e soci avevano inciso nei primi anni della loro carriera artistica senza alcun limite imposto da discografici e senza alcun condizionamento di mercato.

Curb è un signor album che sono in pochi a conoscere,vendette solo 300.000 copie il primo anno e arrivò a 3 milioni solo dopo il traino di Silver Side Up ben 5 anni dopo; io l’ho trovato in uno scaffalaccio seminascosto di un negozio di dischi, etichettato con un chimerico 4.90€, l’ho comprato ed ascoltato e devo dire che me lo sono gustato alla grande.

Da ascoltare: Curb, Fly, Just For, Window Shopper e Left

Per farvi un’idea vi posto i video che ho trovato su Youtube.
Questa è Curb, loro sono i Nickelback che nel 1996 avevano assimilato a pieno la lezione di Kurt Cobain
- Curb

E questa è Fly

- Fly


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