Una sera invita a casa sua un giornalista suo amico per renderlo edotto della straordinaria scoperta che ha fatto, qualcosa di pericoloso visto che viene rapito proprio mentre si sta vedendo col giornalista e scompare nel nulla.
Dal canto suo il giornalista prosegue le ricerche con il materiale che gli ha lasciato il professore: aiutato da uno studente universitario scopre un mistero che perdura da cinque secoli e che non è stato ancora svelato.
La chiave di tutto è in un affresco e in una chiesetta in un piccolo borgo antico nascosto da occhi indiscreti.
Ma questa indagine per lui sarà a carissimo prezzo.
Custodes Bestiae è il secondo lungometraggio realizzato dal giovane regista friulano Lorenzo Bianchini, film realizzato con i contributi regionali forniti dalla regione Friuli.
Contributi per fare un horror?
Ebbene si , la regione Friuli ha finanziato, poco, pochissimo a dir la verità perché il budget di questo film è veramente esiguo un film di genere che non sia la solita commedia italiota.
E ben ha fatto a mettersi nelle mani di un regista capace e di talento come Lorenzo Bianchini, uno che , a vedere questo film e la sua carriera in genere ( che tra mille difficoltà sta proseguendo nel disinteresse generale della scena cinematografica italiana evidentemente intenta a fare altro e non a riconoscere un talento cristallino come quello di Lorenzo) è abituato a fare le nozze coi fichi secchi per come lavora mettendo in campo moltissime idee a dispetto di fondi non esattamente da film hollywoodiano.
Già a leggere la sinossi è subito chiara quale sia la pietra di paragone di questo film: parliamo de La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati,un pezzo (quasi ) unico di quel filone che venne all'epoca denominato horror padano.
Budget talmente ridotto che ha determinato la scelta di realizzare tutto in digitale, tecnica che riduce moltissimo le spese ma che appiattisce irrimediabilmente la fotografia che è importantissima in prodotti come questo che devono provocare suggestioni orrorifiche.
La luce fredda del digitale non è troppo adatta ma Bianchini dimostra di bypassare anche questo piccolo handicap senza eccessivi problemi.
Altra cosa che mi ha colpito e che mi ha fatto capire il perchè la regione Friuli abbia concesso un finanziamento a un film horror, cosa che avrà sicuramente fatto inorridire qualche stuolo di benpensanti, è il discreto numero di locations, di grande bellezza, che viene utilizzato durante il film.
Se spesso per ridurre il budget si usa l'unità di luogo, qui Bianchini ha moltiplicato scene, personaggi e ambientazioni riuscendo a dare al film un ritmo inaspettato e continui motivi di interesse in un racconto che nel finale si tinge di tonalità lovecraftiane.
Altro fattore non secondario è l'uso della lingua o meglio del dialetto che spesso salta fuori nei dialoghi, un simbolo della preservazione di un'identità, una sorta di certificazione di un senso di appartenenza.
I custodi della Bestia sono tra noi, la Bestia è tra noi e non perde occasione di rimarcare la sua superiorità sull'uomo.
Zero effetti speciali, una regia virtuosistica ma che sa fermarsi sempre nel punto giusto, evitando di cadere nell'arzigogolo fine a se stesso, la sensazione che a causa del budget ci sia qualcosa di inespresso in questo film costretto a nascondere oltre il dovuto , più che a mostrare.
Però i piedi caprini di Satana sono là in bella vista e anche una scena finale con un bel deposito d'angoscia a lento rilascio.
Film realizzato con 3000 euro. Si, avete letto bene :tremila.
Uscito nel 2004 ma distribuito in dvd due anni dopo.
( VOTO : 6,5 / 10 )