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Cutro, annuale festa del Crocifisso. Un popolo con fede attorno alla scultura seicentesca, monumento nazionale

Creato il 29 aprile 2013 da Appnetwork

 

Dal 30 aprile al 3 maggio prossimi Cutro si raccoglie attorno al “suo” Crocifisso per dedicargli giorni di fede e amore. Infatti i Cutresi sono orgogliosi di possedere un’opera taumaturgica ed artistica nel contempo, decretata Monumento nazionale dalla legge 1084 del 1939, quale è appunto il Crocifisso.

La nostra artistica statua lignea è stata voluta, nella prima metà del XVII sec., dai Francescani cutresi P. Daniele e P. Benedetto i quali si erano conformati alle direttive del Concilio di Trento che, in piena Controriforma, voleva incrementare la devozione popolare e far scaturire, con la presenza di sculture e opere d’arte religiose, come sostiene R. La Mattina “una fortissima carica psicologica ed una così travolgente passionalità tale da coinvolgere lo spettatore al drammatico tema” della Crocifissione. Quest’opera sacra, assieme all’Ecce Homo di Mesoraca dello stesso autore, può e deve essere considerata fiore all’occhiello della nuova provincia di Crotone e pertanto meritevole di essere inserita degnamente nella programmazione di turismo religioso.

Autore dell’opera cutrese è Fra’ Umile (al secolo Giovanni Francesco) Pintorno nato a Petralia Soprana (PA) tra il 1600 e il 1601 e morto, 9 febbraio 1639, in odore di santità e che lo stesso Ordine dei Frati Minori al quale apparteneva lo annovera tra i Beati.

I vari convegni e corsi di studi che si sono tenuti a Bisignano e a Milazzo e soprattutto quello di Mojo Alcantara del 1985 hanno rivalutato e fatto conoscere al grande pubblico di fedeli e cultori d’arte la figura e le opere dello scultore siciliano e grazie anche a Rosolino La Mattina e Felice Dell’Utri che nel 1986 hanno pubblicato un corposo testo illustrato che costituisce un catalogo insostituibile di tutte le opere del Petralese attribuite come autentiche e quelle ancora da essere chiarite. Nella sua breve stagione terrena pare che Fra’ Umile abbia scolpito 33 statue tra Crocifissi ed Ecce Homo, ma in realtà dai recenti studi è emerso che il numero delle opere petralesi potrebbe essere molto più consistente. Le sculture sono sparse in Sicilia( Petralia S., Calvaruso, Chiaramonte Gulfi, Ceramio, Mojo Alcantara, Aidone, Salemi, Collesano, Palermo, Caltanissetta, Enna, Chiusa Sclafani, Mistretta, Milazzo ed altri); un Crocifisso è presente a La Valletta di Malta; in Calabria abbiamo il Crocifisso di Cosenza bombardato durante il conflitto mondiale, l’Ecce Homo di Mesoraca, di Dipignano e quello di Rose ancora da attribuire definitivamente. E poi sempre in Calabria il Crocifisso di Bisignano (sul retro della croce reca incisa questa scritta:”1637 P.F. Gregorio a Bisin° Custod F.Humilis a Petralia refor. Sculp.”) che assieme a quello di Polla di Salerno( l’unico che reca data – 2 novembre 1636 – e firma dell’autore incisi sui glutei) ed il nostro di Cutro costituiscono il trittico della piena maturità artistica, vista l’assoluta somiglianza fra i tre.

Il Cristo di Cutro è uno dei più famosi e l’unico ad avere la perla sospesa sulla punta del naso a mo’ di lacrima caduta dall’occhio sinistro. La nostra scultura non è facilmente databile e comunque il biografo P.G. Macaluso, gesuita, la inserisce tra il 1636 e il 1637 assieme a quelle di Bisignano e Polla, alle quali è accomunata da diversi particolari.

 Molti sono gli studiosi e cultori d’arte che si sono avvicendati nell’attento esame dell’opera cutrese e tra i tanti citiamo il critico d’arte Alfonso Frangipane, lo studioso ligure Giuseppe Isnardi che venne davanti al Cristo cutrese nel 1938, P. Pacifico Zaccaro, Don Mario Squillace che ha lasciato la struggente poesia Al Cristo di Cutro e la restauratrice Emanuela D’Abbraccio che così si è espressa dopo il restauro conservativo degli anni scorsi: “Sono rimasta incantata e non pensavo di essere così attratta davanti ad un’opera d’arte di cui avevo sentito tanto  parlare, che esprime un sentimento diverso da altre opere, soprattutto quando lavoravo sul volto mi sentivo attratta come una calamita, sentivo una sorta di timore quasi avessi paura di toccarla, mi sentivo trasportata e pian piano ho preso confidenza fino al punto di sentirmi come in estasi.”

 

 Sono quattro secoli che la chiesa cutrese dei Francescani riformati custodisce gelosamente la statua lignea e, per onorarne la presenza, nel 1772 venne consacrata al SS. Salvatore come si evince dalla lapide murata nel chiostro dell’annesso convento, grazie ai lavori di restauro che attorno al 1967 volle operare l’allora Superiore P. Modesto Calabretta.

La cerimonia di consacrazione fu solennemente officiata da Mons. Domenico Morelli, vescovo di Strongoli (1748 – 1793), uno degli otto vescovi nativi di Cutro, professore anche di Giurisprudenza all’Università di Pisa e lo stesso che il 13 giugno 1756 consacrò anche l’artistica chiesa di San Giuseppe di Crotone. Da allora (1772), con le inevitabili trasformazioni dei tempi, ogni anno il 3 maggio, e con maggior solennità ogni sette anni, si rinnova il commovente atto di fede che richiama da tutto il mondo i figli di Cutro per stringersi attorno al “loro” Cristo di legno “scudo…usbergo…difesa” come lo ebbe a solennizzare l’altro illustre e dimenticato cutrese Mons. Antonio Piterà, vescovo di Bova e al quale si deve l’istituzione (1861) dei solenni festeggiamenti settennali.

Al postutto, mi piace proporre per l’ennesima volta l’attivazione delle procedure per la realizzazione di un gemellaggio tra Cutro e il luogo natio dell’umile scultore francescano, Petralia, centro montano delle Madonie palermitane.

 



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