Twombly è stato un grande e semplice sperimentatore. Lo si può paragonare, anche per la personalità, a John Cage, che conobbe al Black Mountain College in Nord Carolina. Gli “spartiti” di Cage hanno, forse, la stessa fresca “casualità” di molte opere di Cy. Così come a Merce Cunningham (che nel 1944 presenta a New York la prima coreografia proprio su musica di Cage), che proponeva le coreografie per la prima volta ai suoi danzatori la sera stessa del debutto.
Noi troviamo giusto e interessante che il Louvre gli abbia dedicato uno spazio importante: The Ceiling, (2007-2009) nella sala dei bronzi (quella con piccole figure in bronzo, e gioielli greci risalenti al periodo esteso degli ultimi secoli a.C. e ai primi secoli d.C.) al primo piano della Cour Carrée. (E’ l’immagine qui riportata)
E’ stato affidato ancora ad un artista contemporaneo il ruolo di giocare la sfida tutta parigina di fondere l’antico con il nuovo- peraltro, sempre al Louvre, dopo Anselm Kiefer e François Morellet, oltre che a Georges Braque nel 1950 . Twombly ha realizzato un immenso cielo ( o mare?) con dischi colorati (o pianeti?) e placche bianche con inscritti i nomi dei sette più noti scultori greci del quarto secolo avanti Cristo: Kephisodotos, Lysippos, Myron, Pheidias, Polykleitos, Praxitélês, Skopas.
Si è molto discusso e molto polemizzato – in primo luogo in Francia – sulla scelta di Twombly di “cercare Giotto” allontanandosi dal proprio “stile”. E, poi, sulla selezione di un artista americano per giunta italianizzato. (A peggiorare l’odio/invidia c’era poi il precedente del sipario dell’Opéra Bastille, sempre a Parigi!..)
Queste fatti non fanno che convincerci – ancora di più – che i nostri cugini francesi sanno osare più di noi. Che sanno comunicare la cultura meglio di noi. Che sanno sfidare le onde tempestose mosse da chi, in sostanza, non crede alla cultura come vera dialettica tra passato e presente.
Se si guarda dalle finestre orientate a ovest nella sala del Louvre dipinta da Cy Twombly, si impone la vista della Piramide di Pei. Altro Scandalo! Milanesi “radical chic” di ritorno da Parigi – non pochi, anche sulle pagine dei giornali – hanno schifato lo “scempio” alla prospettiva del cortile del museo più famoso del mondo. Gli stessi milanesi che, oggi, devono – in silenzio? – accontentarsi di veder riposto Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo in uno spazio angusto di un museo comunicato male (con, oltre al resto, un catalogo brutto, un sito internet nel quale si fa fatica a trovare quale opere vi siano esposte – come confronto: guardate quello del Centre Pompidou…) e che dovrebbe rilanciare la città come capitale dell’arte…
Che dire? Impareremo? Pisapia saprà dare nuovo ossigeno. Nuovi Entusiasmi?
Per ora, in un minuto di riflessione, limitiamoci a immaginare Cy Twombly che, da quel cielo parigino/greco – e in compagnia degli scultori da lui citati – ci osserva affaccendati nelle nostre indecriptabili attività di promotori d’arte.