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D’Alema contestato in Basilicata: troppi morti di tumore per “inquinamento legale”, fra chimica e cemento amianto

Creato il 20 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Chi non l’aveva previsto, dopo quanto annunciato alla vigilia? Ma D’Alema no, non si è fermato, in Valbasento c’è voluto andare, ma non per fermare quel feroce inquinamento legale che uccide di tumore un abitante dopo l’altro. No, c’è andato per… le primarie!

Primarie ueber alles, prima della salute dei cittadini potentini addirittura! Un gruppo di contestatori, inevitabilmente, dopo anni di lutti e sofferenze orrende, ha interrotto la manifestazione di partito organizzata per dare sostegno al voto primariesco per Bersani.

I No Triv hanno addirittura inseguito D’Alema così come i vertici del Pd. Una ventina di ragazzi che non ne poteva più del disastro ambientale. Nessun tono eccessivo, anzi i contestatori hanno parlato in modo deciso ma pacato. Poi le forze dell’ordine li hanno fatti uscire, ci mancherebbe altro che potessero restare e che la priorità fosse la salute. Hanno criticato D’Alema perché era presidente del consiglio quando le attività più inquinanti hanno ferito la Basilicata, oltretutto designata per ospitare tutte le scorie nucleari d’Italia! E Bersani era ministro. Ma di queste cose durante le primarie non si parla mai abbastanza. Il problema è prendersi i voti dei delusi di Berlusconi, che voleva costruire centrali nucleari in serie.

Il sito di Tito Scalo, da quelle parti, è fra i 44 più inquinati d’Italia.

 

Ripubblico qui sotto il comunicato dei No Triv.

La Val Basento è una delle 44 aree d’Italia inquinate oltre ogni limite di legge. Lo ha certificato l’Istituto Superiore della Sanità che ha reso noti i risultati di uno studio, effettuato per conto del Ministero della Salute, che dimostra come circa 6 milioni di persone in Italia siano esposte a rischio malattie mortali, dai tumori alle malattie respiratorie e circolatorie, da quelle neurologiche alle malattie renali. Per la Basilicata, in realtà, l’elenco comprende anche la zona industriale di Tito, ma questa è solo una triste consolazione.
Tornando alla Valbasento, l’elenco reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità comprende i territori dei Comuni di Ferrandina, Grottole,
Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra. Nella relazione accompagnatoria si legge che “il decreto di perimetrazione del Sin (Sito d’Interesse Nazionale, cioè da sottoporre a bonifica, ndr) elenca la presenza delle seguenti tipologie di impianti: chimico e di produzione di manufatti in cemento amianto.

Tra gli uomini si osserva un eccesso della mortalità per tutte le cause, sia in assenza sia in presenza di correzione per deprivazione socioeconomica, e un deficit della mortalità per le malattie dell’apparato genitourinario.Nelle donne si rileva un difetto della mortalità per malattie dell’apparato respiratorio e per le patologie dell’apparato genitourinario”. Un rapporto che, se purtroppo non fornisce novità, perché la pericolosità della Valbasento è arcinota, conferma ancora una volta quanto l’ex area industriale più importante della regione rappresenti oggi, oltre che l’ emblema del fallimento della chimica e dell’industrializzazione di Stato, soprattutto un problema ambientale. Il pauroso incremento delle patologie tumorali e le morti asbesto correlate sempre più in aumento, ripropongono il tema della bonifica, ferma al palo da anni. L’area
industriale della Valbasento, infatti, fu individuata quale sito da bonificare con la legge 179/2002, mentre nel 2003 venne approvato il
Piano di caratterizzazione preliminare di alcune aree.Ad oggi, però, non si è mosso nulla ed, anzi, nel corso di una delle ultime conferenze di programma svolte a Roma, è venuto fuori ufficialmente ciò che già si sospettava da tempo: che la pista Mattei, in realtà, coprirebbe ben due discariche di rifiuti tossici.Urge invertire la tendenza, dunque, non solo per dare nuovo appeal imprenditoriale alla Valle, ma anche e soprattutto per difendere la salute dei cittadini.

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