Una scelta decisamente singolare, quella di Alessandro Ripepi, 35enne di Messina, che ha lasciato il mestiere di avvocato per cambiare completamente vita. Dal 2013 ha ideato un progetto creativo e artigianale, dedicato alla creazione di origami: Origami Oh. Una decisione maturata nel tempo e dettata da una serie di valutazioni e dalla consapevolezza di voler, davvero, costruire con le proprie mani la sua vita.
Alessandro, quando e come hai deciso di trasformare la passione per gli origami nel tuo mestiere, addirittura lasciando il lavoro da avvocato?
«Il desiderio di rendere l’origami una professione matura gradualmente nel 2013, stimolato da più elementi. La risoluzione di lasciare l’avvocatura maturò a fine ottobre, al termine di una riflessione di 7 mesi, quando constatai che dopo anni di sacrifici guadagnavo in media € 5,00 all’ora lavorando 10-12 ore al giorno».
Il percorso per il quale avevi studiato, iniziava a starti stretto e non ti consentiva di guadagnare decorosamente…
«Ho lavorato in ambito giuridico per circa 8 anni tra pratica forense e professione di avvocato penalista. Le difficoltà erano economiche – il costo di oneri fiscali e previdenziali – e di salute: troppo stress. A conti fatti, mi stava stretto il fatto di vedere mortificati i sogni artistici, avendo poco tempo da dedicarvi».
Come hai imparato l’arte degli origami?
«Da bambino, già prima di scoprire quest’arte, giocavo con la carta per farne qualcosa, persino con la carta delle caramelle che mi regalavano. Quando a 9 anni mio cugino mi regalò il libro Origami Facile del maestro Kunihiko Kasahara iniziai un viaggio in un mondo che ancora oggi mi affascina tantissimo».
Come si svolge la tua giornata e come si organizza la tua attività?
«La giornata-tipo per me è un mistero, non avendo ancora trovato un “paradigma” di fatto più valido di altri. Coniugare la fase creativa e quella organizzativa non è facile e dipende anche dalla preparazione di eventi. Ad ogni modo cerco di dedicare 5 ore al giorno a telefonate, e-mail, pagina Facebook, ricerca dei clienti, colloqui e servizi vari, e 3 ore per realizzare origami o tenere lezioni».
Che tipo di investimento occorre prevedere per avviare una attività come la tua?
«L’investimento principale è il capitale umano: il dispendio di risorse temporali, mentali e organizzative è più elevato di quello economico, che in questa fase è per lo più dato dal costo di materiali e testi. Altro fattore basilare è la passione: alimentarla senza impoverirla, cercando un compromesso tra estro, organizzazione delle risorse e tempo libero. In ogni caso, prima di aprire partita IVA trovo più prudente lavorare in termini di prestazione occasionale, come faccio io stesso».
Riesci a sfruttare in qualche modo il tuo percorso di studi precedente nel tuo attuale mestiere?
«La forma mentis ricevuta grazie al percorso di laurea e le competenze giuridiche sono un plus valore che mi aiuta a 360° quasi quanto l’esperienza maturata in materia di marketing e comunicazione tra fine 2013 ed aprile 2014. Come mi fanno notare molte persone, infatti, il modo di presentare il progetto, ovvero le capacità dialettiche, rivelano la mia “identità” di avvocato».
La tua scelta è sicuramente anti convenzionale: a quali commenti o critiche ti capita più spesso di dover far fronte?
«La critica principale è che “sono solo pezzi di carta!”, e di conseguenza c’è chi si lamenta del prezzo. Poi c’è chi chiede: “Come fai a mantenerti?”. Tuttavia, il commento “migliore” è il silenzio di chi domanda che lavoro faccio e non sa cosa dire quando spiego che sono un maestro origamista».
Come ti promuovi?
«Uso Facebook per la comunicazione virale, Youtube per i tutorial di modelli complessi. Questi sono i principali vettori digitali del progetto Origami Oh, al momento, ma un giorno spero di aprire un negozio on-line».
L’artigianato oggi per te cosa rappresenta?
«Una realtà da (ri)scoprire e valorizzare: peraltro, nello sviluppo di abilità manuali vedo una via privilegiata per esprimere e conoscere meglio se stessi. E trovo ciò tanto più vero in un tempo in cui il (pre)dominio della tecnologia rende sempre più immateriali e fragili i rapporti umani».
Come ti vedi in futuro?
«Scrittore a tempo pieno. È un sogno nato quando avevo 15 anni e che ha resistito a tutti i cambiamenti di vita (compresa un’esperienza in seminario da 31 a 33 anni): è per avvicinarmi al suo compimento che ho mollato tutto, immaginando l’origami come tappa di avvicinamento a tale meta, trattandosi comunque di arte. E credo che la prossima tappa, tra qualche anno, sarà un viaggio senza meta, a tempo indeterminato, in cui sostenermi vendendo origami. Quale modo migliore e più artistico di un viaggio senza meta, infatti, per poter imparare che il viaggio è più importante della meta?».