di Iannozzi Giuseppe
Dalla mattina alla sera, in maniera perniciosa e compulsiva, vengono mandati in onda trasmissioni che si definiscono di “approfondimento” sul caso della tragica morte di Sarah e sulla scomparsa della giovane tredicenne Yara. In studio vengono ospitati sedicènti criminologi, urlanti ciccioni, opinionisti dell’ultima ora e buffoni, e politicanti a iosa oltre a scrittorucoli noir senza né arte né parte. Tutti portano in tv la loro dannata faccia. Tutti dicono la loro. Tutti passano sù tutti i canali disponibili, inventando di sana pianta teorie, dichiarando l’innocenza e la colpevolezza di questo e di quello e di quell’altra manco fossero il Padreterno. Uno spettacolo inverecondo quello che inizia al mattino con UnoMattina su RaiUno con Michele Cucuzza ed Eleonora Daniele; che procede nel pomeriggio su RaiDue con Pomeriggio sul 2 con Caterina Balivo e Milo Infante nonché su Mediaset con la sempre più ingombrante Barbara D’Urso; e che continua poi in prima o seconda serata su Rete4 con Quarto Grado con Salvo Sottile o su RaiUno con il solito Bruno Vespa sédicente tuttologo.
I genitori hanno subito denunciato il fattaccio. E l’Osservatorio per i diritti dei minori evidenzia, per voce di Antonio Marziale, consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia: “L’interruzione di Cenerentola con il trailer di Bruno Vespa sulla puntata di Porta a Porta dedicata alla scomparsa di Yara e Sarah è da considerarsi nefasta. Non è ammissibile che una delle sempre più rare occasioni di intrattenimento dedicate ai bambini e alle famiglie debba essere funestata da uno spot inquietante, intitolato ‘Chi protegge i nostri figli?’, un condensato di pochi secondi ad effetto in grado di generare apprensione tra i minorenni e gli adulti intenti a seguire il capolavoro disneyano. Esistono leggi, per la verità alquanto ambigue, che suggeriscono addirittura il divieto di messa in onda di spot pubblicitari durante i cartoni animati, ma laddove non arriva la legge dovrebbe sopraggiungere il buonsenso, la cui latitanza costituisce un segnale di deriva etica che nuoce gravemente alla salute del servizio pubblico radiotelevisivo. Sarebbe indispensabile conoscere dal presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, on. Sergio Zavoli, la differenza che intercorre tra servizio pubblico ed emittenza privata”.
E’ tempo di dire basta a questo nefasto spettacolo costruito sulla pelle e sù i sentimenti di due famiglie, che meritano rispetto e non la inutile luce dei riflettori televisivi, che informazione non fanno ma che solo inquinano le indagini in corso con il loro prezzolato vuoto straparlare. E’ tempo di far tacere la pettoruta ultracinquantenne Barbara D’Urso e il nevico Bruno Vespa, che sulla tragedia di due famiglie basano i loro biechi programmi, e per giunta in orari che dovrebbero rientrare nella cosiddetta fascia protetta. E’ ora di fermare il giornalismo d’accatto una volta per tutte.