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Da chi sogna il posto fisso a chi timbra e fugge… verso una normativa

Creato il 16 gennaio 2016 da Comunalimenfi
Assenteismo_lavoro_Pubblico

Il posto fisso? Un sogno!

Questa è la risposta di qualunque trentenne italiano. C’è poco da girarci attorno, il mondo del lavoro pubblico ha subito un netto stop dopo anni di crescita smisurata delle piante organiche degli enti pubblici, di una politica molto allegra, creando un buco generazionale che ha portato non solo ad una mancata ciclicità generazionale utile all’interno degli uffici pubblici, per meglio interagire con le nuove tecnologie, ma anche ad uno status di dipendete pubblico quasi da individuo intoccabile.

Questo status è stato disegnato bene da Checco Zalone nel suo nuovo film Quo vado?. Una commedia divertente ma allo stesso tempo reale che fotografa una pubblica amministrazione panacea di tutti i problemi dell’individuo che ottiene il posto fisso.

Ma il nostro problema sociale va oltre a veder il posto fisso o pubblico come un sogno o ad un rafforzamento di status personale, in Italia vi è il problema di chi da impunito timbra il cartellino e fugge dal lavoro per svolgere altri lavori, per coltivare altre passioni o per oziare. Il problema è quella minoranza di dipendenti pubblici che fa di tutto per non lavorare determinando un sovraccarico di lavoro per i colleghi e un servizio pessimo.

Numerosi sono stati negli ultimi tempi i furbetti beccati dalla Guardia di Finanza nei vari uffici pubblici in Italia ma ancor più numerosi sono gli indignati (non solo trentenni).

L’indignazione è arrivata anche ai piani alti del Governo, ed infatti, di oggi la dichiarazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Quelli che timbrano e fuggono sono truffatori, distruggono la credibilità degli uffici pubblici”.

Il Governo conferma una linea dura contro i fannulloni della Pubblica Amministrazione e Mercoledì in Consiglio dei ministri ci sarà la proposta di una norma per il licenziamento dei “truffatori” e non più fannulloni entro 48 e se il dirigente non procede al licenziamento rischia lui stesso.

L’obiettivo del governo è quello di passare da una media di 102 giorni per il licenziamento, tanti sono oggi necessari stando alle ultime statistiche della Funzione pubblica, ad appena due. Oggi non sempre l’azione disciplinare viene portata a termine: su sette mila procedimenti aperti ogni anno quelli che portano all’interruzione del rapporto di lavoro sono poco più di 200, di cui un centinaio per assenteismo. Sotto la lente del Governo la falsa attestazione della presenza in servizio, con l’ipotesi di mettere subito fuori dall’ufficio chi viene colpito in flagrante. Nel mirino delle nuove norme finti malati, furbetti del cartellino, professionisti dello sciopero bianco.

Ma non basterà, c’è anche da rivedere la responsabilità del dirigente in materia e magari concedere poteri speciali quando il dipendente ‘fannullone’ viene colto in flagrante.

Alfonso Fiumarella


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