Da Costa a Costa, un mare di argomenti.

Creato il 27 luglio 2011 da Dreamblog @Dreamblog

Nuovo spazio, oggi, alla consueta rubrica dedicata al mare, all’ambiente, al suo ecosistema, ai suoi colori ed ai suoi frutti. Per una conoscenza ed un amore più consapevoli e rispettosi.
Buona lettura!

Il nuovo indice per l’efficienza energetica delle navi adottato dall’Organizzazione marittima internazionale (Imo) rappresenta un passo avanti per la lotta globale contro i cambiamenti climatici.
Secondo la Commissione Ue si tratta infatti del "primo e principale risultato su una misura tecnica per limitare la CO2 nei trasporti via mare".

L’indice definisce nuovi standard per migliorare l’efficienza energetica di alcune categorie di navi che porteranno ad una riduzione del 25%-30% delle emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto alla situazione attuale. L’indice sarà obbligatorio dal 2015 e richiederà un minimo di livello di efficienza energetica a seconda del tipo e dimensione delle imbarcazioni. Il nuovo parametro sarà applicato alla fetta più ampia di navi e si aspetta possa coprire il 70% delle emissioni delle nuove navi.

L’Europa rimane impegnata a continuare ad occuparsi della questione a tutti i livelli e nei forum internazionali. Le emissioni di CO2 delle navi sono direttamente proporzionali al consumo di carburante, con una media di 3,1 tonnellate di CO2 rilasciate da ogni tonnellata di carburante bruciato. Nella prima fase, fra il 2015 e il 2019, l’indice richiederà un miglioramento del 10% dell’efficienza, un parametro che sarà aggiornato ogni cinque anni considerando le innovazioni tecnologiche raggiunte. L’obiettivo dell’Imo è tagliare le emissioni del 30% fra il 2025 e il 2030 considerando l’efficienza media delle navi costruite fra il 1999 e il 2009.  

Connettere ecologia, turismo e mondo dell’arte, coinvolgendo attori locali e internazionali, artisti e scienziati, abitanti del posto e turisti: è questo lo spirito con cui è nato il Posidonia Festival, in programma a Carloforte dal 27 al 30 luglio.

Quella di Carloforte è solo la più recente delle tappe del Posidonia Festival, che ha già al suo attivo tre edizioni nell’isola spagnola di Formentera, dal 2008. L’iniziativa si inserisce nella cornice del Posidonia Project, un progetto internazionale realizzato da un network euro-mediterraneo di organizzazioni e festival, che si propone di salvaguardare la Posidonia oceanica in tutto il Mediterraneo attraverso una molteplicità di azioni, campagne ed eventi eco-sostenibili.

Il Posidonia Festival deve infatti il suo nome alla Posidonia oceanica, pianta marina che è l’elemento fondamentale degli ecosistemi del Mediterraneo e della protezione delle coste dall’erosione.

L’evento di Carloforte prevede conferenze, laboratori di riciclaggio artistico, installazioni, concerti, performance, cortometraggi a tematica ambientale, escursioni, immersioni ed un’EcoFiera.

L’organizzazione, nel tempo, ha sviluppato alcune azioni per ridurre l’impatto ambientale del Festival, globalmente e localmente.
Ne sono un esempio i materiali impiegati per i laboratori di riciclaggio artistico, che daranno nuova forma e vita ai 100 chili selezionati fra i 750 chili di rifiuti recuperati lungo le coste dell’isola di San Pietro in occasione della settimana di pulizia delle spiagge.

 

Lo Stretto di Bonifacio, tra la Corsica e la Sardegna, e le zone circostanti sono state riconosciute ‘Area marina particolarmente sensibile’ (Particularly sensitive sea area), designazione che in considerazione del valore speciale e della fragilità dell’area consente di adottare misure volte a rafforzarne la protezione ambientale.

Questo il risultato della risoluzione adottata su proposta italo-francese – rende noto il ministero dell’Ambiente – nella 62/a Sessione della Commissione per la protezione dell’ambiente marino (Mepc) dell’International Maritime Organization, tenutasi a Londra.
Dopo l’Accordo firmato l’anno scorso con la Francia per rafforzare la tutela ambientale delle Bocche di Bonifacio, in particolare per limitare il trasporto di merci pericolose via mare – dichiara il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomol’approvazione di questa risoluzione porta all’ attuazione di un forte e ulteriore impegno a tutela della natura del Mediterraneo. Una grande sfida per la conservazione di uno degli angoli più suggestivi del Mare nostrum e per un suo sviluppo all’insegna dell’ecosostenibilità"‘.

Il provvedimento prevede che nel 2012 nell’area dello Stretto entri in vigore un sistema di ”pilotaggio raccomandato” che consentira’ di far ”accompagnare” da un pilota locale, su richiesta del comandante, le navi che trasportano merci pericolose, così da tutelare meglio l’area. Inoltre verrà agevolata la costituzione del previsto Gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect) tra il Parco nazionale dell’ Arcipelago della Maddalena e le parallele aree protette della Corsica, destinato a promuovere la predisposizione di progetti comuni per lo sviluppo sostenibile dei territori compresi tra i due parchi, e la proposta di dichiarare l’area dello Stretto delle Bocche di Bonifacio patrimonio dell’Unesco.

 

Abbattere di 20.000 tonnellate l’anno la CO2 emessa dal porto di Genova con 60 milioni di euro d’investimenti in nuove energie. E’ l’obiettivo del nuovo Piano Energetico Ambientale Portuale (Peap) realizzato da Autorità Portuale di Genova, Provincia di Genova e fondazione Muvita. Strumento unico finora in Italia per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica in aree portuali, il Peap grazie al suo carattere innovativo è stato riconosciuto dalla Commissione Europea come partner ufficiale della campagna continentale per l’Energia Sostenibile.

Il piano vuole trasformare lo scalo di Genova in un ‘green port‘ del futuro, grazie a nuovi impianti solari, fotovoltaici, eolici e per l’elettrificazione delle banchine istallati nelle aree portuali, con un beneficio potenziale di circa 200.000 tonnellate di emissioni di CO2 in meno entro il 2020.

L’elettrificazione delle banchine, nell’area delle Riparazioni Navali del porto di Genova, sarà il primo passo per evitare che le navi ormeggiate tengano a lungo in funzione i motori ausiliari immettendo nell’aria grandi quantità di gas serra proprio nel cuore della città.

L’Autorità Portuale ha già inserito il progetto, finanziato dalla Regione Liguria, dal Ministero dell’Ambiente e dalla stessa Autorità Portuale per un importo di circa 13 milioni di euro, nel suo programma di politica ambientale, prevedendone il completamento entro il 2013.

Previsti inoltre dal Peap un impianto eolico da 39 torri sulla diga foranea, 29 impianti fotovoltaici distribuiti sulle coperture degli edifici portuali per 5.600 chilowatt di potenza, e 3 impianti solari termici sulle coperture degli edifici portuali.

L’elettrificazione delle banchine potrà far risparmiare al porto di Genova quasi 10.000 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, l’impianto eolico 6.000 tonnellate, il fotovoltaico 3.600 tonnellate, il solare 100 tonnellate ogni anno.

L’investimento previsto per l’elettrificazione delle banchine e’ di 13 milioni di euro, l’impianto eolico di 20,1 milioni di euro, gli impianti fotovoltaici di 24,4 milioni di euro e gli impianti solari di 0,4 milione di euro, per un totale di 57,9 milioni di euro di lavori subito realizzabili.

Il porto di Genova ha peraltro aree molto ampie che possono essere oggetto di interventi di riqualificazione energetica, a beneficio delle imprese che vi operano e che consumano energia, e con evidenti derivati positivi per l’ambiente dell’intero territorio della Provincia di Genova.

 

Dalla terraferma agli oceani, i più grandi predatori della Terra, come leoni, leopardi, lupi e squali, stanno diminuendo drasticamente al punto che è in atto la ”sesta estinzione di massa sul pianeta”.

L’allarme è stato lanciato su Science da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Jim Estes, dell’università della California a Santa Cruz, secondo il quale si tratta del più profondo impatto che l’uomo abbia mai avuto sulla Terra.

Lo studio ha analizzato i dati più recenti sugli ecosistemi e rileva che gli effetti del declino dei predatori sono catastrofici e a cascata su tutti gli ecosistemi. Per esempio, aumentano le specie invasive, si diffondono malattie infettive, avvengono cambiamenti nel suolo, nella qualità dell’acqua, nella vegetazione e nell’atmosfera, con la diminuzione per esempio del sequestro di anidride carbonica.

Responsabile del declino dei predatori, secondo lo studio, sono la caccia e la frammentazione degli habitat.

Le perdite sono drammatiche anche nella popolazione dei grandi erbivori come gli elefanti e i bisonti. Il declino di quegli animali che si trovano in cima alla catena alimentare, fanno notare i ricercatori, è ”maggiore di quanto ritenuto finora” e ha innescato negli ecosistemi una catena di effetti che si trasferiscono ai livelli più bassi della catena alimentare, distruggendo severamente molte altre specie sia vegetali sia animali. 

La scoperta concludono i ricercatori ha profonde implicazioni per la conservazione: "lo studio indica che per risanare gli ecosistemi si devono reintrodurre su larga scala i grandi predatori perché gli effetti della loro presenza sull’ecosistema sono fondamentali".

(Fonte: ANSA)