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Da Gramsci a Togliatti: “Il tradimento”. E dalla favolosa guerra tra “Corvi e gufi” al falchetto di sinistra, Matteo Renzi

Creato il 23 novembre 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Da Gramsci a Togliatti: “il tradimento”. E dalla favolosa guerra tra “Corvi e gufi” al falchetto di sinistra, Matteo Renzi.
Da Gramsci a Togliatti: “il tradimento”. E dalla favolosa guerra tra “Corvi e gufi” al falchetto di sinistra, Matteo Renzi.


di Rina Brundu. C’è un saggio uscito da poco per l’editore Marsilio, scritto dallo storico Mauro Canali e titolato “Il tradimento” che, a parte l’indubbio carattere accademico, è senz’altro uno strumento utilissimo per chiunque voglia saperne di più sulle vicende personali e politiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni di vita del grande pensatore sardo Antonio Gramsci. Avvalendosi di materiale per lo più inedito, reperito negli archivi russi, Canali riesce infatti a fornire un quadro molto vivo e accurato degli intrighi esterni che hanno condannato Antonio Gramsci al suo destino, facendolo somigliare, per molti versi, ad una sorta di Aldo Moro ante-litteram.

Curioso ma fortemente credibile è soprattutto lo scaltro ritratto di Palmiro Togliatti che emerge dal racconto canaliano. È infatti sempre in virtù di questo dettagliato racconto che scopriamo un ex leader storico del PCI, determinato a nascondere la rottura radicale dell’ottobre 1926 con Antonio Gramsci; ma specialmente la sua determinazione a diventare il suo “editore” di fiducia, laddove l’immagine gramsciana consegnata ai posteri per i successivi 70 anni dalla sua morte sarà l’immagine voluta da Togliatti e quella che meglio rispondeva alla sua necessità di nascondere e celare il dissidio interno, la diversità di vedute rispetto alla linea da tenere nei confronti del crescente autoritarismo dello Stato sovietico.

Una guerra tra “corvi e gufi” dunque, proprio come direbbe lo stesso Gramsci; è indubbio inoltre che echi di questa linea massimalista siano percettibili finanche oggidì dentro le dinamiche dirigenziali che fanno vivere il Partito Democratico, ovvero dentro la formazione politica fatta esistere dai figli dei figli dei figli di queste figure politiche giganti, sebbene più o meno eticamente edificanti.  Ed è indubbio che questa “guerra” intestina sia lungi dall’essere finita. A ben guardare sarebbe proprio con una definitiva vittoria di Matteo Renzi, il traguardante sindaco di Firenze, nella corsa alla leadership del Partito, che verrebbe meno, per la prima volta, una linea di continuità con la tradizione di cui sopra. La verità recita perciò che, venuti meno i grandi ideali comunisti e socialisti, venuta meno una visione filosofica sostanziale che fa da underlying-asset a qualsiasi tipologia di sana ambizione politica, se gli italiani sono purtroppo costretti a scegliere tra falchetti (da un lato quelli della Santanché, dall’altro proprio il falchetto di sinistra per antonomasia: Matteo Renzi), i militanti storici del PD non possono comunque fare a meno di sentirsi un poco corvi e un poco gufi, esattamente come nella bella favola del grande filosofo sardo (1):

“Tra i corvi ed i gufi era scoppiata la guerra per causa d’un boschetto di cui, da tempo, si contendevano la proprietà. In pochi giorni i corvi si trovarono ridotti a malpartito. I gufi che si svegliano dopo il tramonto, assalivano nella notte i corvi dormienti nei loro nidi e ne facevano strage. Invano i corvi cercavano di rintuzzare l’offesa. Svolazzavano da mane a sera tra gli alberi, sostavano sui fianchi scoscesi dei monti, esploravano i crepacci, le rupi … non un palmo di terreno sfuggiva alla loro indagine.

Tutto era inutile. I gufi se ne stavano rintanati nei loro nidi nascosti, introvabili, e ridevano, ridevano dei corvi che ogni giorno seppellivano qualcuno dei loro senza mai riuscire a fare una vittima tra le file dell’esercito nemico.

Un giorno i corvi tennero consiglio. Che dissero? Impossibile sapere. I corvi conoscono l’arte di conservare i segreti e non svelarono mai ad alcuno – né sotto l’imposizione della forza, né fra le reti dell’insidia – quali deliberazioni furono prese in quella storica riunione. Si sa però che sorse una disputa e che l’assemblea terminò drammaticamente.

Infatti, un vecchio corvo ne uscì spennacchiato, malconcio, ferito in più parti. Egli abbandonò la tribù e si recò, saltellando – le ali più non lo reggevano – su di una rupe enorme dove, in una notte lontana, aveva sentito lo stridulo grido del gufo. Si posò sulla vetta della roccia gigantesca e attese la notte. Quando i gufi uscirono dai loro rifugi scorsero, con gli occhi fosforescenti, paurosi, il vecchio corvo. Gli furono attorno minacciosi, pronti a colpirlo.

«Non vedete dunque ch’io vengo tra di voi in cerca di pietà? – disse il corvo. – Non vedete che i miei m’hanno reso impotente al volo, mi hanno ferito, m’hanno scacciato? Accoglietemi. Soccorretemi. Sarò il vostro consigliere. Quando le mie ali saranno pari alla bisogna vi guiderò, io stesso, nelle case dei corvi».

I gufi tennero consiglio. Un vecchio gufo s’alzò e disse: «Non fidatevi. È della razza dei vostri nemici. Vi tradirà». Ma tutti risero a queste parole e vollero che il corvo restasse con loro e gli resero grandi onori e s’inchinarono dinanzi a lui come dinanzi al re. Il vecchio gufo, inascoltato e deriso, varcò il monte e sparve. Trovò una nuova tribù? Una nuova famiglia? Chissà!…

Il corvo esplorò tutti i nidi dei gufi, conobbe le loro abitudini, i loro piani di guerra, i loro propositi. Misurò le loro forze, s’impadronì dei loro segreti. Seppe persino che la moglie del primo ministro trescava – civetta! – col capo di stato maggiore… I gufi andavano a gara per rivelargli ogni cosa. Nulla sfuggiva alla sua indagine sagace.

I giorni passarono e le ali del corvo ferito crebbero e riebbero forza.

Egli chiamò i gufi a raccolta e disse: «Miei generosi amici! Il giorno è venuto. Io vi darò in cambio dell’ospitalità cortese, il trionfo ultimo sui corvi. (Applausi). Io partirò all’alba di domani, scoprirò tutti i nidi dei vostri nemici e prima che la notte ritorni sarò tra di voi per guidarvi, per portarvi alla vittoria». (Lunga clamorosa ovazione). Il corvo partì.

Tornò alla sua tribù che accorse festante ai suoi gridi gracchiando con gioia infinita. Egli fece schierare i maschi in ordine di battaglia, si pose alla loro testa e spiccò il volo…

Sul rifugio dei gufi, prima che la notte scendesse, a cento, a mille, feroci, piombarono i corvi. I gufi dormivano e i corvi ne fecero strage.

Non uno salvò la sua vita…”.

(1)   Corvi e gufi di Antonio Gramsci, Favole in libertà.

Featured image, cover e Antonio Gramsci (foto).

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