Magazine Informazione regionale

Da Guglielmo il Dentone a Barbara D’Urso: quando il medium ripropone la parodia di se stesso

Creato il 19 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Un tempo si diceva: l’ha detto il telegiornale. Ma c’era il pensiero, giornalisticamente parlando, unico. Una tv, una rete, quindi un solo tiggì. Poca scelta, tanta uniformità. Il responso dell’oracolo. Tanti Guglielmo il Dentone: mezzibusti come a ripetere, meccanicamente, filastrocche. Assunti magari davvero come lo fu il grande Alberto Sordi ne “I complessi”. dentone

E ai quali credere, giocoforza, in mancanza di alternativa. Poi arrivarono le reti private, commerciali. Un’offerta diversificata, in mano ad editori per la maggior parte puri (specie, oggi, in estinzione), i quali traevano ricavi dalla sola attività editoriale. A seguire, lo sbarco di Berlusconi (Sua Emittenza, come lo chiama non a sproposito più d’uno).

Una grande intuizione, non c’è che dire, la sua: antenne locali che per magia si fanno nazionali. L’uomo, astutamente, che mise in dote tre televisioni commerciali, scese in politica con i ‘suoi’ riflettori

I complessi

I complessi (Photo credit: Wikipedia)

puntati. Ieri come oggi. Diciott’anni dopo lo stesso canovaccio. Reti sue, e non sue, a lui prostrate. Intervista di Pamparana sul più importante dei Tg di famiglia (il Cinque), il Mattino da Belpietro, “Domenica Live”, “Quinta Colonna”, “Porta a Porta” (casa dolce casa). Per dire: dal salotto al tinello, con capatina in soggiorno. Immagino la scena: chiamami all’una e chiedimi… Alle otto… Alle ventuno e trenta… Da mane a sera, passando per l’ora di pranzo e la domenica pomeriggio. E la giornata è coperta. Ogni target di pubblico catturato. Scrivania, libri, postura, sorriso, quadri. Sul Cinque sembra quasi di assistere alla Discesa del ’94, al netto dell’anagrafe che incalza, dei bulbi piliferi sempre meno prolifici e di un paio d’occhietti a mandorla in più.
Ma “per il bene dell’Italia”, sia chiaro, oggi più di allora. Col sovrappiù del solito refrain delle “televisioni che non aiutano. Guardate che nelle sue ci sono un sacco di comunisti, quindi la libertà di pensiero è garantita”. Palle.

lavorare nel ventennio di Berlusconi

lavorare nel ventennio di Berlusconi

E la storia si ripete, come

la moda quando torneranno in auge i jeans a zampa, il chiodo e la zazzera ribelle. Una storia, quella della tv, del medium più invasivo che sia mai stato inventato, che tristemente ripropone parodisticamente se stessa.

Dicevamo delle interviste-scendiletto. La più imbarazzante delle tante, condotta senza rossori, l’unica che ha sollevato perlomeno qualche timida polemicuccia, è stata quella della sin troppo accomodante, diciamo così, di Barbara D’Urso (“Domenica Live”). D’altra parte se il dipendente intervista il datore di lavoro, non è che lo spettacolo che ne nasce possa essere edificante più di tanto sul piano giornalistico. Una D’Urso, poi, che alle critiche - specie a quelle per il fuorionda in cui Berlusconi afferma, non chiede, con fare naif: “Mi fai la domanda…” – ha replicato serafica che l’ex premier forse non si rivolgeva a lei.
Dai, e a chi? O addirittura, come dice a “Striscia”, da cui si è meritata un bel tapiro, ha sostenuto che “Silvio voleva l’acqua”. Come a dire: chiedimi se ho sete. Le D’Urso di oggi, i Dentoni di allora.
Ma possedere televisione non aiuta, non serve. Anzi, penalizza addirittura secondo alcuni. Palle. Molto ingenuamente faccio notare: chi si candida a premier e possiede, legittimamente, tre tv, assicurazioni, giornali, quote in banche ecc…, ecco, ha le stesse possibilità di vincere di chi non ha un c…. di tutto questo? Non è una partita regolare se con una delle due squadre in campo gioca anche l’arbitro.

Don Pizzarro


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :