Il senato del Burundi ha deciso di interpellare la corte costituzionale sulla controversa questione del terzo mandato del presidente della repubblica Pierre Nkurunziza. Lo stesso capo dello stato, che si è appena ricandidato alla massima carica puntando su un’interpretazione a lui favorevole delle norme costituzionali, aveva evocato, negli scorsi mesi, la possibilità di una pronuncia dei magistrati sul tema.
Non sono tuttavia stati ancora diffusi dettagli su quando dovrebbe tenersi l’eventuale udienza della corte, mentre nella capitale Bujumbura continuano le proteste scoppiate all’indomani dell’annuncio di Nkurunziza. Nel contesto delle dimostrazioni (che hanno provocato cinque morti) le compagnie di telefonia mobile hanno ricevuto l’ordine di bloccare l’accesso dei loro abbonati ai social network Facebook e Twitter e ai servizi di comunicazione istantanea come Whatsapp.
Anche nella comunità internazionale si moltiplicano però le voci di condanna della violenza. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello ai cittadini burundesi “a salvaguardare le conquiste fatte a caro prezzo nel consolidamento della pace e della democrazia e a risolvere le loro controversie attraverso il dialogo”. Le autorità, aggiunge la dichiarazione di Ban Ki-moon, dovrebbero condurre “rapidamente un’inchiesta” sulle violenze e sui morti che ne sono seguiti.
Alle forze di sicurezza, infine, è chiesto “restare imparziali e dare prova di moderazione” nella risposta alle manifestazioni. Proprio i comandanti delle due principali forze, l’esercito e la polizia, hanno tenuto ieri una conferenza stampa congiunta: una risposta indiretta alle voci che si erano diffuse su un disaccordo tra i vertici di polizia e quelli militari sul comportamento da tenere in queste ore.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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