Da Lampedusa a Torino / Carovana Migranti /Perché solidarietà conta

Creato il 30 novembre 2014 da Marianna06

Sappiamo tutti,o per averne letto o per averne sentito parlare (e parecchi anche sono stati e sono i film e le serie tv che trattano l’argomento) che il transito dalle frontiere del Messico a quella degli Stati Uniti s’accompagna, tutte le volte, a una scia di morte e  di violenze inaudite quanto reali.

E che le vittime sono uomini ,donne, e spesso minori, quasi sempre  alla ricerca di una condizione esistenziale appena un po’ dignitosa di quella che al loro paese non hanno.

Per ricordare questo, e quanto siano importanti accoglienza e solidarietà contro le politiche di esclusione, una marcia di madri dal Centroamerica in direzione del confine statunitense  sta procedendo spedita dal 20 novembre scorso per giungere a destinazione.

E cioè al punto di raduno, alla linea di demarcazione, lì dove si confronteranno affiancando momenti di denuncia, singola e collettiva, a quelli di preghiera, l’8 dicembre.

Ed è il decimo anno che l’evento si ripete.

In sintonia un’analoga marcia è partita il 22 novembre in Italia, da Lampedusa, approdo di migranti dall’Africa, con lo scopo di attraversare alcune regioni italiane e giungere a Torino, meta terminale, il 5 dicembre prossimo.

Accompagna i migranti e quelle persone di buona volontà, che si sono unite ad essi, dalla Sicilia lungo tutta la penisola,  un sacerdote messicano, coordinatore del Centro pastorale cattolico di cura per i migranti nel sud-ovest del Messico.

Il giorno 5 dicembre, all’arrivo, ci sarà a Torino un Convegno, che naturalmente affronterà il tema delle migrazioni nel mondo d’oggi.

E il successivo 6 dicembre sarà, invece, una giornata di festa per tutti, com’è giusto che sia in momenti di convivialità, ispirati a corretta accoglienza e generosa solidarietà.

E’ importante, però, che il tutto non si esaurisca qui.

Che cioè la presenza dei migranti in tutta la penisola italiana faccia riflettere anche i più riottosi che l’unico mondo possibile, di cui per altro tutti siamo responsabili, senza esclusione alcuna, oggi è solo quello costruito sulle basi di un’autentica fratellanza solidale.

Non ci sono modalità altre, pena l’implosione.

          a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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