Da Locarno 2014 al Parco Ciani c’è Vento di Agosto

Creato il 18 agosto 2014 da Masedomani @ma_se_domani

© Festival del film Locarno

“Ventos de Agosto”, il vento di agosto, portatore di distruzione, cambiamento di clima e alta marea. Il vento di agosto è fastidioso, ha un sibilo particolare e in Brasile, nei piccoli villaggi sulla costa, ha determinato la fine o l‘inizio di tante storie. Quel vento di agosto ha colpito un giovane regista, ex documentarista, al punto da renderlo co-protagonista del suo film di esordio, in cui lui stesso si ritaglia un cameo, proprio come specialista audio in riva al mare per registrare quel particolare sibilo augustano.

“Vento di Agosto” è un esordio meritevole di una Menzione Speciale a una kermesse nota come fucina di talenti quale il Festival del film Locarno. Pensate il nome di un regista che abbia lasciato il segno nella storia del cinema degli ultimi 67 anni e, beh, probabilmente il primo evento internazionale che gli diede spazio fu proprio Locarno.

Gabriel Mascaro ora avrà i riflettori puntati per un po’ e in molti vorranno vedere il suo film. Un piccolo lavoro con pochi attori, per lo più gente del villaggio in cui ha girato, non professionisti, e forse proprio per questo motivo molto efficaci nella spontaneità e credibilità.

© Festival del film Locarno

“Ventos de Agosto” segue le vite di Shirley e Jeison, due ragazzini troppo cresciuti per la loro età. Lei è arrivata dalla grande città per accudire l’anziana nonna, lui è del posto. Entrambi lavorano nell’azienda locale di noci di cocco. Lei sogna di diventare tatuatrice, lui nel tempo libero arrotonda pescando aragoste. I due di giorno sono grandi lavoratori ma di notte non ricevono alcun premio: ad attenderli non c’è  svago, solo il riposo.

I ragazzi ingannano il tempo come sanno fare, sino al giorno in cui, nel mese di agosto, gira il vento e arriva un ragazzo intento a registrare quel suono particolare. Ma, non finisce qui: una serie di misteri scuote il villaggio. Prima il ritrovamento di resti umani in fondo al mare, poi l’emersione di un cadavere, anzi, del corpo esanime del forestiero arrivato in paese da troppo poco tempo per avere nemici.

Shirley finisce in un angolo, mentre Jeison inizia a inseguire la verità, scontrandosi con la realtà. E qui assistiamo ai momenti più alti e divertenti dell’opera. Il film è ricoperto da una patina d’ilarità delicata e sagace, mentre il resto del tempo ci provoca insofferenza. Se in apertura sono il vento e il silenzio a farci temere il crollo tra le braccia di Morfeo, nella parte finale è la noia e il timore che la proiezione mattutina non avrà mai fine.

© Festival del film Locarno

“Ventos de Agosto” vuole essere una storia di evoluzione, di passaggio, e di contrapposizione tra vento e mare, tra forze della natura. L’autore vuole dare spazio allo spettatore, ama mescolare e non fare distinzione tra documentario e finzione. E, in effetti, Gabriel Mascaro ha preso dai due generi ciò che gli serviva e l’ha fuso nella sua silente opera. La morte, la memoria e la perdita, sono il fulcro di una pellicola che emana tristezza: il fato è noncurante, i tempi cambiano, non le vite dei due protagonisti, tanto giovani quanto intrappolate in quel luogo.

Il vento soffia, il tempo passa, la vita va avanti.  Personalmente “Ventos de Agosto” mi ha ispirata a scrivere due righe sui tratti distintivi dei cosiddetti film da festival di cui quest’opera mi pare un degno esempio. Di sicuro un’esperienza diversa, un dramma quieto e senza roboanti ribaltoni. La sua proiezione di stasera al Parco Ciani di Lugano, direi sia una perfetta cornice.

Vissia Menza


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