Da Neil Gaiman a P. Craig Russell: Coraline

Creato il 08 novembre 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Perché, come tutti gli horror che si rispettano, la forza di Coraline è in maniera significativa una questione di atmosfera.

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Pochi elementi, ciascuno dei quali si rivela necessario. Nella stanza c’è una porta murata, che una notte Coraline riesce ad attraversare. Oltre quella porta, un corridoio dove regna “un raggelante odore di chiuso. L’odore di qualcosa di molto vecchio e di molto, molto lento” (una frase che da sola evoca un mondo alla Lovecraft, che Lovecraft non è mai stato capace di scrivere). Il corridoio conduce ad una sorta di casa in fotocopia approssimata e mutevole di quella di partenza: genitori copia, attrici copia, addestratore di topi copia. E tutti hanno bottoni al posto degli occhi. Ci sono anche dei ratti, che non hanno bottoni, ma brucianti occhi rossi. I genitori copia, soprattutto la madre, cercano di convincere Coraline a restare. Ma Coraline lotterà per tornare nel mondo d’origine.

> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="241" width="466" alt="Da Neil Gaiman a P. Craig Russell: Coraline >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-39700" />Il principio di costruzione della vicenda si basa sulla deformazione graduale, continua e irreversibile della quotidianità. Tensione ed emozioni non sono creati con effetti speciali, grand guignol o colpi di scena plateali, ma attraverso l’insinuazione di sottili differenze che vanno a costruire un diverso ordine delle cose. Un ordine totalmente altro. E per questo pauroso.
E la paura che instilla non è quella che nasce dal trovarsi di fronte a un corpo orribilmente mutilato e magari semi vivo, ma quella dell’inesorabile scivolamento nelle sabbie mobili. Coraline mette in scena un mondo di misteri, che fondamentalmente restano tali anche alla fine della storia: chi sono realmente i personaggi dell’altro mondo? Che cosa è l’altro mondo, in che relazione sta con il nostro? Chi sono veramente gli inquilini della casa di Coraline? E che cosa mai è il gatto? Gaiman non lo spiega, ma questa mancanza, lungi dall’essere un difetto narrativo, è il punto di attrazione principale della storia, quello che fa sì che il senso del meraviglioso e l’inquietudine restino attaccati al lettore anche dopo il termine della lettura.

Questioni di Stile

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L'altro uomo dei topi.

La storia di Coraline è solida, ben costruita, efficace in ogni suo dettaglio, squisitamente curata nello stile e nei dialoghi, con il gusto per l’understatement e l’allusione tipico dell’autore inglese. Però è nata come romanzo. Gaiman è noto sintonizzare le proprie sceneggiature sulle qualità del disegnatore, ma in questo caso l’operazione è stata ovviamente impossibile e il disegnatore si trova a lavorare con materiale già ben definito. Il romanzo originale era accompagnato da illustrazioni di Dave McKean, che, a partire dalla copertina (un vero e proprio avviso ai potenziali lettori che quelle pagine ospitano materiale disturbante), mettevano in evidenza il senso di alterità della dimensione in cui si avventura Coraline.
Lo stile di Philip Craig Russell
si basa su principi assai diversi: le linee sono chiare, i confini degli oggetti sempre certi; corpi, volti, espressioni hanno i dettagli e la consistenza del reale; i paesaggi e gli ambienti sono luoghi concreti, in cui potremmo trovarci noi stessi a camminare e agire. Il tratto del disegnatore statunitense definisce meticolosamente i dettagli, siano i decori di un camino o i rifiuti di una cantina (in realtà, la colorazione di Kindzierski fa sì che il livello di dettaglio adottato sia forse minore di quanto potenzialmente auspicabile, ma Russel non rinuncia all’uso del tratteggio e il risultato finale è decisamente sopra la media) e fornisce a livello di ciascuna vignetta un senso di precisa collocazione dell’azione e dei personaggi nello spazio. Ed è proprio questa definizione che finisce per trasmettere efficacemente in ogni scena l’inquietudine della vicenda. Craig Russell racconta in un’intervista a Smoky Man

Quando stavo discutendo del progetto con Neil, sentivo una certa circospezione da parte sua sul perché mi stessero coinvolgendo. L’avevo capito. Gli ho detto: vuoi un artista dal segno più facile, che piaccia ai ragazzi. Lui ha risposto sì [1] .

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Dal punto di vista editoriale, il successo di questa collaborazione è confermato dal fatto che, dopo Coraline, Craig Russell adatterà anche “I Cacciatori di Sogni“, storia di Sandman, originariamente apparsa come racconto illustrato da Yoshitaka Amano [3] . Craig Russel non si limita ad accompagnare la vicenda di Gaiman, con il suo stile nitido, ma (ecco l’importanza dell’esperienza negli adattamenti) scandisce la narrazione con il ritmo pacato che meglio consente di assaporare gli aspetti inquietanti della storia e rende quindi ottimo servigio all’opera originale.

Un’ultima questione potrebbe essere: fa più paura il romanzo o il fumetto?
Punto critico, ma la cui risposta dipende necessariamente dalla sensibilità personale e dalla sequenza di lettura. Chi ha amato il romanzo non rimarrà deluso da questo adattamento; chi ancora non conosca il romanzo potrà fruttuosamente cominciare da questo volume.

Da segnalare, infine, la bontà dell’edizione: NPE propone un bel cartonato con sovraccoperta a colori con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Abbiamo parlato di:
Coraline
Neil Gaiman, P. Craig Russell, Lovern Kinzierski
Traduzione id Annunziata Ugas, smoky man
Nicola Pesce Editore, 2011
186 pagine, rilegato, colore – 20,00€
ISBN: 9788897141037

Note:

  1. Smoky Man: Intervista P. Craig Russel, Comic Soon #15 [↩]
  2. L’efficacia di McKean nel visualizzare storie per bambini è comunque dimostrata dal bel volume “I lupi nei muri“. Neil Gaiman, Dave McKean: “I lupi nei muri, Mondadori (2003). [↩]
  3. Neil Gaiman, Yoshitaka Amano: Cacciatori di Sogni, Magic Press (2001). [↩]

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