Per sviluppare il turismo a Palermo nei giorni scorsi è stato presentato il progetto “Palermo Pass: Tutto su una APP” per dispositivi smartphone e tablet, grazie ad una guida completa della città, scaricabile gratuitamente.
In particolare ci saranno le indicazioni sui monumenti, sullo shopping e sui locali più di tendenza del momento, come il ristorante “Ballarò”, che prende il nome dal vicino mercato e dove si possono gustare i cibi di strada comprese le famose arancine rese famose dalla fiction di Montalbano. Palermo “Panormus”, che in greco vuol dire “tutto porto”, è stata considerata, per i greci, i romani, gli arabi, i normanni, i francesi e gli spagnoli, una metropoli di mare e oggi è il più importante porto della Sicilia e una mappa è dedicata ai crocieristi, la “Voyager`s card”, pensata per coloro che arrivano giornalmente al porto di Palermo e che si muovono per poche ore nell’area del centro città. La città svolge appieno il ruolo di museo all’aperto e la rilevanza della civiltà normanna è visibile negli edifici più importanti, come ad esempio la Chiesa della Martorana e la Cappella Palatina, che primeggia nel Palazzo dei Normanni, una delle mete obbligate per chi si reca in viaggio a Palermo, definita “il più bel gioiello religioso” mai concepito dal pensiero umano. All’interno i mosaici bizantini sono un trionfo di oro e di colori, splendidi e scintillanti, che rappresentano i personaggi e le scene della Bibbia che culminano nella cupola dove è raffigurato il Cristo Pantocratore. Anche di incomparabile bellezza è il Duomo di Monreale, fatto costruire da Guglielmo II detto il Buono, quaranta anni dopo la Cappella Palatina. Il Consigliere del Comune di Palermo, Giulio Cusumano, ci ha fatto da chaperon nel Palazzo delle Aquile, sede del Municipio. Gli storici datano l’edificio al 1300 sotto il regno di Federico II di Svevia. Il palazzo si affaccia su Piazza Pretoria, detta anche dai palermitani, Piazza della Vergogna, per via della nudità delle statue, che sono collocate intorno alla grande fontana, ma anche per il suo costo astronomico. Nella sala del consiglio comunale, nota come Sala delle Lapidi, sono ricordati gli uomini illustri che hanno fatto la storia della città e i tanti eroi che hanno perso tragicamente la vita come: Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Libero Grassi, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. All’interno del Palazzo delle Aquile c’è anche una piccola cappella a fianco della Sala, dove è collocata la statua di Santa Rosalia, patrona della città. Le pasticcerie di Palermo meritano un discorso a parte. La cassata un tempo preparata per la Pasqua ora è possibile trovarla tutto l’anno. A preparare le cassate erano da sempre le monache dei monasteri palermitani, vere professioniste dell’arte dolciaria, che le decoravano poi con mandarini interi, spicchi di arance, pere fichi, ciliegie e fette di zuccata, la polpa candita della zucca bianca. Dopo aver visitato Palermo attraverso l’autostrada si arriva nella Sicilia nord-occidentale, ad Alcamo che conserva ancora rilevanti strutture di un passato monumentale, come il vasto complesso architettonico del Collegio dei Gesuiti. La cui costruzione fu iniziata nei primi anni della seconda metà del Seicento. Del progetto originario si ha testimonianza dalla planimetria rinvenuta alla Biblioteca Nazionale di Parigi, unico documento storico finora conosciuto come primo progetto del Collegio, e che reca scritto sul retro “Alcamo”. Il luogo scelto per la realizzazione del Collegio si trovava fuori le mura medievali della città nei pressi della piazza Maggiore chiamata oggi piazza Ciullo. E anche da visitare la Chiesa di San Francesco di Paola detta Badia Nuova, costruita assieme al monastero benedettino All’interno dell’unica navata vi sono otto statue in stucco eseguite nel Settecento da Giacomo Serpotta, che rappresentano i principali capolavori dell’artista, la chiesa custodisce anche una splendida tela di Pietro Novelli raffigurante San Benedetto da Norcia che distribuisce la regola. Nel monastero di clausura la Madre Superiora, Suor Gabriella e le sei suore rimaste sono dedite, come nella tradizione siciliana, a preparare i famosi dolcetti canditi con la zuccata e fichi preparati per le ricorrenze religiose, nonché piccole ghirlande con petali in amido smaltati. Questi monumenti sono solo un esempio del lavoro fatto dal GAL Golfo di Castellammare «che – come ci ha confermato Luigi Amato funzionario dell’ente – intende dare una identità culturale al territorio anche alla luce dell’aspetto religioso, che ha rivestito sempre un ruolo importante». Il Gruppo di Azione Locale Golfo di Castellammare, il più giovane tra i 17 GAL siciliani, ha proprio la sua sede operativa ad Alcamo ed ha inteso incontrare una delegazione di funzionari provenienti dalla Croazia, su invito della Regione Sicilia, per parlare degli obiettivi e delle azioni previste nel Piano di Sviluppo che si basano sugli interventi infrastrutturali per l’agricoltura della regione, come la promozione finalizzata all’ incremento del turismo, alla valorizzazione delle emergenze naturalistiche, storico-culturali e architettoniche, alla crescita di adeguati canali di commercializzazione dei prodotti locali ed alla promozione delle produzioni tipiche per far crescere le zone interne. Grazie ad un progetto finanziato dal suddetto GAL, l’associazione culturale “Wine farm and Tourist” ha realizzato la recente pubblicazione in italiano e in inglese per scoprire, attraverso itinerari tematici; i bagli, tipiche costruzioni fortificate che venivano un tempo utilizzate come magazzini; le cantine; i musei e i maggiori vigneti siti a cavallo delle due province di Trapani e Palermo. Tra i percorsi quello che combina natura, agricoltura e religione e quello che coniuga “Vino e architettura rurale” che, partendo dalle Dune di Calatubo sul versante tirrenico, permettono di scoprire il castello omonimo oggi diroccato e la vicina fontana araba “Cuba delle Rose”, recentemente restaurata dal GAL. Voluti dall’Unione Europea questi enti hanno il compito di coinvolgere nello sviluppo del territorio tutti gli attori. In quello del Golfo di Castellammare ben si coniugano le tradizioni produttive di qualità, il vicino aeroporto internazionale di Palermo, ferrovia e autostrade. Del GAL Golfo di Castellammare fanno parte enti privati e pubblici e tra questi i comuni di: Terrasini, Cinisi, Partinico, Balestrate, Trappeto e Scopello in provincia di Palermo e solo Alcamo in provincia di Trapani. «Vogliamo far conoscere il volto migliore dell’Europa, un’Europa che investe. La nostra mission è puntare su tre aspetti: enogastronomia, turismo rurale e conservazione del paesaggio, migliorando la qualità della vita in queste aree dove abbiamo avviato una fase di ascolto che coinvolge in primis le scuole al fine di creare una nuova classe dirigente», sono queste parole del Presidente Pietro Puccio, che in precedenza è stato Sindaco di Capaci nonché Presidente della Provincia. In linea con le sue parole è il Responsabile di Piano, Andrea Ferrarella. «Abbiamo raggiunto gli obiettivi – egli ha precisato – spendendo tutte le risorse disponibili e ciò è stato possibile grazie al supporto della Regione Sicilia, facendo conoscere che cosa è l’Europa. Sempre più spesso siamo ricercati dai cittadini portando nuove idee per lo sviluppo locale». Le opere finanziate dall’ente sono state molteplici in tutti e sette i comuni, dai mercati del contadino, alla riqualificazione dei Bevai di monte e di valle con il rifacimento dei muretti a secco dell’area esterna del Santuario della Madonna del Furi di Cinisi, per arrivare alla ricostruzione della chiesa di San Cataldo a cavallo tra i territori di Trappeto e Terrasini ed ai restauri dei ponti della Madonna del Ponte di Partinico. Per Santi D’Alessandro, responsabile per la Regione Sicilia della gestione dei GAL isolani e dell’animazione sul territorio è importante che questi enti inseriscano strategie ritenute prioritarie per il territorio. Si parla di sviluppo rurale e il territorio, inteso nella sua globalità, deve privilegiare le piccole attività artigianali, dando la possibilità alle piccole aziende, che operano in loco, di completare il ciclo produttivo.
Harry di Prisco