Non credo nella capacità della lettura di cambiare le persone. Non c’è niente al di fuori di noi che possa cambiarci, se non lo permettiamo. La parola non possiede alcun potere taumaturgico, non è in grado di cambiare di un millimetro il nostro modo di pensare, di agire, se noi non abbiamo scelto di… cambiare.
È essenziale ribadire questo concetto perché altrimenti appare questa bislacca idea dell’essere umano come una specie di sacco vuoto. Basta riempirlo di buona roba, e avremo una brava persona.
Infatti si può leggere, ed essere pessime persone. Buona parte poi di quelli che scrivono, sono persone decenti finché hanno una tastiera o una penna in mano.
Quando purtroppo la posano, sono guai. Alcolizzati, razzisti, gente poco perbene insomma. A dimostrazione che si può essere meschini ed eccezionali, assieme.
Perché la parola non può qualunque cosa.
Triste? No: benvenuti nella realtà. E a cosa serve allora la lettura? A un mucchio di cose: ad ammazzare il tempo. Farsi una cultura (che però non significa diventare davvero migliori). Ad avere buon un argomento per rendere le conversazioni interessanti.
Quando anni fa decisi di leggere perché ero troppo ignorante, lo feci dopo aver scelto. Non mi andava più di stare dove mi ero messo. Non che sia poi andato molto lontano, anzi. Ma era ed è importante tracciare un confine, superarlo e dire: “Bene. Io sto da questa parte. Voi, fate quello che credete”.
Non che la lettura mi abbia reso davvero migliore, questo no. Però posso affermare che è meglio così, dell’altro modo. Più invecchio, più sono soddisfatto della scelta.
Della scelta.