«Da pochi anni, forse da quando abbiamo aperto la locanda. Molto più pratici» lo disse guardando la forchetta attorno alla quale cercava di arrotolare le pappardelle, ormai fredde.
«Trovo che ti stiano molto bene, non lo dico per cortesia. Mi piacciono i capelli corti in una donna, trovo che siano il sintomo di una piena consapevolezza di sé. È come se, con essi, si volesse dire al mondo intero: io sono qui, sono così e non ho più bisogno di addobbarmi con una capigliatura che non c’entra più nulla con quella che sono diventata e che non rende giustizia al mio essere donna matura e consapevole.»
Matilde lo guardò un po’ sconcertata. Suo marito Edoardo aveva sempre ritenuto donne vere solo quelle che ostentavano lunghi capelli sempre perfettamente in piega. I capelli corti erano fin troppo plebei per i suoi standard, di sicuro non poteva tollerarli in testa alla propria moglie, una bella statuina da sfoggiare agli eventi mondani e culturali del salotto buono di provincia. A ricordare quel periodo, ebbe un tremito di disgusto. «Ti ringrazio!» rispose riprendendo il controllo della situazione. «Al di là dei significati che tu attribuisci al taglio corto, la mia è stata una scelta di comodo, anzi, penso che tra poco smetterò persino di tingerli» lo disse tutto d’un fiato.
Forse per provocarne una reazione.
«Meno male! Non volevo dirtelo, ma questo biondo cenere non ti rende giustizia. Il rosso tiziano si è sbiadito, vero? Bene, perché non lasciare che la natura faccia il proprio corso?
Se smettessimo di opporci allo scorrere del tempo, magari ne godremmo di più.»
tratto da LA LOCANDA DELLE EMOZIONI DI CARTA
di Viviana Picchiarelli
a cura di Costanza Bondi
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